FRASCATI (fotografia) – Per il fotografo e blogger di viaggio originario di Frascati il bel riconoscimento della rivista specializzata più letta.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata.
Concesso per la pubblicazione a IL MAMILIO, 13 Febbraio 2019
Nato e cresciuto a Frascati, Andrea Marchegiani è un fotografo e blogger di viaggio. Qualche mese fa, ha deciso di concedersi un anno sabbatico e di attraversare il mondo per fotografarlo. Le sue foto hanno attirato l’attenzione della stampa nazionale e la rivista Tutti Fotografi, la più diffusa tra gli amanti del settore, ha deciso di dedicargli la copertina nel mese di febbraio 2019. All’interno, un’intervista di 9 pagine in cui il fotografo spiega cosa lo spinge a viaggiare e fotografare.
Ti aspettavi questo tipo di riscontro?
Ne sono stato molto sorpreso. Ho mostrato le mie foto ad un amico, che mi ha messo in contatto con la rivista. Speravo di ottenere un trafiletto, invece gli editori hanno creduto in me e hanno deciso di riservarmi uno spazio molto ampio. Ho comprato la rivista in un’edicola di Frascati ed è stata davvero una grande soddisfazione.
Come ti sei avvicinato alla fotografia?
Ho iniziato a fotografare da bambino e in seguito ho deciso di farne un lavoro. Mi sono occupato per molti anni di fotografia di matrimonio e ho sempre preferito lavorare ai castelli piuttosto che altrove. La chiesa del Gesù è la mia preferita. La trovo deliziosa e il modo in cui illumina gli sposi è sensazionale. Qualche volta ho anche avuto l’occasione di ottenere il permesso di scattare a Villa Aldobrandini, che è in assoluto la mia location preferita. C’è un’atmosfera di delicata decadenza che le dona un fascino senza pari.
Pensi che le tue radici frascatane abbiano inciso sul tuo modo di fotografare?
Assolutamente. Viviamo in una cittadina piena di storia e folklore. Ha molte potenzialità turistiche. Più in generale, credo che essere italiani ci dia il privilegio di essere circondati dalla bellezza, sia architettonica che naturalistica. Sviluppiamo un gusto tutto nostro e quando viaggiamo per il mondo siamo preparati a riconoscere il valore della cultura locale. Nel mio caso, gli studi di storia dell’arte al Liceo classico Cicerone hanno fatto la differenza.
Cosa ti spinge a viaggiare e cosa cerchi quando sei all’estero?
Ho iniziato a viaggiare molto presto. A 17 anni sono andato a studiare inglese a Londra. Ero solo in un paese straniero, con una lingua diversa dalla mia e senza l’aiuto di internet o del cellulare. Mi ha insegnato che abbiamo molte risorse dentro noi stessi e che bisogna mettersi alla prova. Qualche anno dopo sono stato scelto come fotografo per documentare la realtà di un orfanotrofio in Ecuador. Là ho conosciuto una realtà dura ed è nato anche il mio interesse per la politica. Da ogni viaggio imparo qualcosa, torno diverso, maturato. E mi viene voglia di partire di nuovo. Porto sempre con me la macchina fotografica.
Ma sono state le tue foto in Etiopia e in Cina ad attirare l’attenzione della stampa. Cosa hanno avuto questi viaggi di così particolare?
In Etiopia ho visitato la depressione dancala, che è il luogo più inospitale della Terra. Di giorno le temperature raggiungono i 50° e di notte si assestano sui 35-40. Non si ha scampo. Ma la realtà umana e paesaggistica è unica. È stato un tragitto molto faticoso, ma indimenticabile. Ho visitato il Dallol, un vecchio cratere vulcanico al confine con l’Eritrea. Avevamo la scorta armata per via del conflitto tra i due paesi. È un paesaggio psichedelico con concrezioni saline e pozze di acqua acida dai colori sgargianti. Il deserto un tempo era ricoperto dal mare ed oggi fornisce il sale a tutta l’Etiopia. I minatori spaccano il terreno in zolle tutto il giorno, sotto un sole impietoso, per poi venderlo al mercato.
La Cina è protagonista assoluta dell’economia mondiale. Sta cambiando molto rapidamente e volevo andare a documentare questi cambiamenti. Si percepisce da un lato lo spaesamento culturale della popolazione, dall’altro la speranza per un futuro migliore. Non ragionano come individui ma come popolo. Ma sono state le regioni tibetane a rubarmi il cuore. La gentilezza è un valore fondante della cultura buddista e si realizza nella vita quotidiana. Ci sarebbe tanto da dire in merito e, soprattutto, tanto da imparare.
Come definiresti il tuo approccio fotografico?
La fotografia per me è solo uno strumento di comunicazione. Quindi forse dovrei parlare di cosa cerco di comunicare. C’è tanta bellezza nel mondo e non ci soffermiamo abbastanza a vederla. Le cose che non funzionano fanno molto più rumore. Fotografo per ricordarmi che nonostante tutto, in ogni parte del mondo, c’è tanto di cui sorprendersi positivamente.
Perché hai scelto di tenere un blog? Va molto di moda al momento.
Sono laureato in sceneggiatura cinematografica. Scrivere mi viene naturale. Ho cominciato scrivendo un post per aiutare a capire il contesto in cui avevo scattato le mie foto ed è stato molto apprezzato. Quindi ho continuato. Il blog di viaggi mi aiuta a fissare i pensieri, quindi in realtà differisce dallo standard dei blog di viaggi perché non nasce con l’idea di essere una guida turistica. Racconta un’esperienza.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuerò a viaggiare, a fotografare e a scrivere delle mie esperienze. Sto per pubblicare le foto dei miei viaggi in Birmania, in Senegal e in Botswana. E spero di riuscire ad allestire presto una mostra fotografica.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata.
Concesso per la pubblicazione a IL MAMILIO, 13 Febbraio 2019
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