Che siate fotografi alle prime armi o semiprofessionisti, il viaggio è una grande opportunità per esercitarsi in scatti esotici ed originali, a partire dalla fotografia di paesaggio. Ecco i miei consigli su come ottenere il massimo dalla vostra attrezzatura fotografica e qualche dritta per trasformare una foto banale in uno scatto personale ed emotivo.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata. Concesso per la pubblicazione a PROGRESSO FOTOGRAFICO N. 64, luglio 2020
Faro di Andenes, Isole Lofoten (Norvegia). Ho messo a fuoco manualmente sul faro, basandomi sull’anteprima del Live View. Mentre scorrevano i 30 secondi dell’esposizione, l’aurora boreale ha assunto le sembianze di una lunga striscia verde orizzontale. Un tempo più rapido avrebbe congelato meglio il movimento astrale, ma non avrei ottenuto una scia così luminosa. Ho impiegato un treppiede professionale per garantirmi la massima stabilità e scattato tramite telecomando per evitare qualsiasi vibrazione.
>> Dati di scatto: 30 secondi a f/6.3, ISO 1000. Focale 16mm su FF.
Più che un genere a se stante, penso che la fotografia di viaggio sia un contenitore eterogeneo. Viaggiare mi porta in situazioni molto diverse tra loro e il mio sguardo viene attratto tanto da uno splendido paesaggio quanto da una fisionomia esotica, tanto da uno scorcio cittadino quanto da una pietanza insolita. La fotografia di viaggio richiede quindi una competenza estesa e trasversale, un occhio vigile a ciò che ci circonda e -non per ultima- la capacità di saper sfruttare al meglio le poche attrezzature che entrano in uno zaino.
In viaggio, cerco di mettere a frutto tutte le mie conoscenze ma non lascio che i tecnicismi mi distraggano troppo. La mia priorità resta fluire di paesaggio in paesaggio, godendo di ogni imprevisto e gioendo di ogni incontro. Per questo, nella mia borsa, non troverete nessuno strumento troppo specifico. Spesso lascio a casa il flash a slitta, con il suo antipatico corredo di batterie di scorta, ed evito -per quanto possibile- i treppiedi professionali.
Il genere più praticato in assoluto durante un viaggio è sicuramente la fotografia di paesaggio. Qualcuno, infatti, potrebbe non essere interessato a scattare foto ai cibi esotici che mangia; qualcun altro potrebbe non voler invadere la privacy dei passanti e non fotografare le persone che incontra nel suo girovagare, ma a nessuno verrebbe in mente di tornare a casa senza aver fissato nella memoria della propria fotocamera gli scorci e i panorami più suggestivi.
Dancalia, Etiopia. Questa pozza di acqua acida sconvolge totalmente lo scenario del deserto. Un elemento che spicca per contrasto è sempre un buon soggetto per le nostre fotografie. >> Dati di scatto: 1/4000s a f/7.1, ISO 250. Focale 24mm su FF.
Alcune delle mete che visiterete sono rinomate per le caratteristiche naturali del paesaggio. Non importa se state andando a Pamukkale in Turchia o se state sorvolando le cascate Vittoria in Zimbabwe: cercate di fotografare il luogo mostrando innanzitutto la sua globalità. Qualcuno potrebbe snobbare il risultato come la “solita foto da cartolina”: fatela comunque o ve ne pentirete. Una volta eseguito lo scatto, avrete tutto il tempo di dedicarvi ai particolari o ad angolazioni più personali.
– La prima regola da seguire è banale, ma è impossibile prescinderne: la linea dell’orizzonte deve essere dritta. Una foto di paesaggio storta è semplicemente brutta. Qualcuno obietterà che una foto storta rispecchia l’interpretazione personale del fotografo, magari vuole esprimere un malessere interiore o sovvertire una visione dello spazio convenzionale. Tutto verissimo. Resta il fatto che per me una foto storta non è altro che uno scarto. Soprattutto nella fotografia di paesaggio.
– La regola dei terzi è la tecnica compositiva più conosciuta al mondo. Si divide il fotogramma in tre porzioni orizzontali e tre porzioni verticali. Si ottengono così 9 rettangoli. I punti di incontro tra le linee che li delimitano sono zone fortemente attrattive ed è bene collocarvi gli elementi su cui vogliamo portare l’attenzione dello spettatore. Nella fotografia di paesaggio, la regola dei terzi è importante per suggerirci dove posizionare la linea dell’orizzonte. Vogliamo dare più enfasi al cielo o alla terra? Quale dei due risulta per noi più interessante?
– Possiamo anche lasciare la linea dell’orizzonte esattamente al centro. Le simmetrie, specialmente se ci troviamo a fotografare specchi d’acqua e riflessi, sono molto rassicuranti e rilassano lo sguardo. In questo caso, però, occorre essere precisi e suddividere il fotogramma in parti esattamente uguali.
– Possiamo rendere i nostri scatti più personali creando un effetto cornice. Cerchiamo una fronda, un ramo, un elemento che si frappone tra noi e l’orizzonte ed usiamolo come una quinta prospettica, capace di dare maggiore profondità alla scena. Se siamo in controluce, questo elemento risulterà completamente nero e i suoi contorni stilizzati daranno un gradevole effetto decorativo.
– Cerchiamo un elemento che spicchi per contrasto: una persona, un animale, un elemento architettonico, un veicolo in lontananza renderanno il paesaggio meno vuoto e guideranno lo sguardo in maniera chiara verso questo dettaglio.
– Inserire un oggetto noto, inoltre, ci aiuta a restituire l’idea della grandezza del luogo. Nei miei viaggi, ho spesso riscontrato che la vastità degli spazi, la loro maestosità, è l’elemento più difficile da restituire allo spettatore, soprattutto se non è possibile fornire un riferimento spaziale che aiuti a stabilire una scala di grandezza. Le immagini, inoltre, sono sempre più fruite tramite gli schermi degli smartphone e questo di certo non facilita le cose.
– L’ultimo consiglio in materia di composizione riguarda le linee guida trasversali. Cercate un elemento che tagli in obliquo il fotogramma: una strada che attraversi il paesaggio e che si snodi fino all’orizzonte, il corso di un torrente, l’andamento di un paesaggio collinare o di un picco roccioso. Usate queste linee per guidare lo sguardo da sinistra a destra, dal basso verso l’alto. Così facendo, avrete interpretato appieno il paesaggio, rendendolo vostro. Lo scatto sarà personale e chi lo guarderà lo farà davvero attraverso i vostri occhi.
Bozzhira Canyon, Kazakhstan. Sono particolarmente legato a questo scatto perché soffro di vertigini e scalare il massiccio roccioso è stata una prova di coraggio. Spesso si dimentica che la fotografia di paesaggio è innanzitutto vincere la pigrizia e portarsi faticosamente in luoghi poco accessibili. La linea dell’orizzonte combacia con le vette dei picchi di Bozzhira: questo viene generalmente considerato un errore perché appiattisce il profilo dello scenario. L’inserimento delle figure umane, che sembrano camminare sospese in cielo, ribalta però questa sensazione e aggiunge un pizzico di mistero.
>> Dati di scatto: 1/320s a f/14, ISO 100. Focale 22mm su FF.
Bozzhira Canyon, Kazakhstan. L’elemento umano nella foto ha qui anche un valore grafico. Le persone camminano seguendo una linea obliqua ideale che assume valore compositivo. >> Dati di scatto: 1/400s a f/11, ISO 100. Focale 23mm su FF.
La sfida più grande per un fotografo di paesaggio è la gestione della luce. Spesso lo scarto di luminosità tra terra e cielo è tale da mettere in difficoltà la gamma dinamica della vostra fotocamera. In alcuni casi, è impossibile evitare di avere zone del fotogramma bruciate e altre troppo scure. Un primo modo per limitare il problema è scattare esclusivamente in raw. Avrete modo di recuperare le luci e le ombre in post produzione. In casi limite, provate un’esposizione multipla.
Il modo più professionale per gestire differenze di luminosità estreme è portare con sé un ampio corredo di filtri polarizzatori, digradanti o ND. Per motivi di praticità, non li metto mai in borsa. Si può ovviare alla loro mancanza scattando più foto con differenti esposizioni e poi creando un HDR in post produzione. Non è necessario avere un treppiedi. È sufficiente mantenersi fermi e scattare tre immagini consecutive con diverse esposizioni. Molte fotocamere hanno una modalità HDR dedicata a questo tipo di esigenza. Vi consiglio di inquadrare la scena con una lunghezza focale minore del necessario. Lasciate un po’ di spazio vuoto ai margini del fotogramma nell’eventualità in cui la sovrapposizione HDR “mangi” un po’ del perimetro dell’immagine e sia necessario effettuare un ritaglio in post produzione.
Lago Karum (o Lago Assale), Etiopia. La linea dell’orizzonte è posizionata ad 1/3 del margine del fotogramma, secondo la regola dei terzi. Questo concede i 2/3 dello spazio alle increspature del terreno. Le saline del lago Karum, con le caratteristiche zolle irregolari, riflettono la luce del tramonto e i colori caldi e saturi animano il terreno, donandogli vita propria.
>> Dati di scatto: 1/800s a f/4.5, ISO 1000. Focale 26mm su FF.
Un paesaggio piatto non incanta nessuno. L’alba e il tramonto, con il sole basso all’orizzonte, immergono il paesaggio in una luce calda e avvolgente. Gli oggetti, inoltre, proiettano ombre lunghe a terra e questo aiuta a conferire volumetria agli spazi. Se vuoi stupire gli amici, non alzarti troppo tardi la mattina e non perderti il tramonto per gustarti un aperitivo!
Ovviamente, si possono ottenere fotografie interessanti anche in altre ore della giornata. Quando il sole è alto nel cielo, la principale regola è di evitare il controluce: i contorni degli oggetti perdono nitidezza e la luce può colpire direttamente il sensore creando degli antiestetici effetti flare.
La regola principe della fotografia di paesaggio è di scattare con il diaframma più chiuso possibile, così da avere maggior profondità di campo. I tempi di scatto possono anche essere più lenti del solito, purché si abbia una mano ferma, perché non c’è pericolo che il soggetto scappi! Scattare a f/11 o f/16 è l’ideale, mentre eviterei aperture focali troppo piccole come f/18 o f/22 perché mettono in risalto macchie di polvere sul sensore e portano ad una generale perdita di nitidezza a causa del fenomeno della diffrazione. Come dicevano i nostri avi latini, quindi, ricordiamoci che la virtù è nella via di mezzo. Man mano che cala la luce del sole, possiamo aprire il diaframma e ottenere una buona profondità di campo anche con un aperture più ampie: scattare a f/5.6 e f/4 produrrà risultati accettabili, a patto di aumentare nitidezza e chiarezza con i software di foto-ritocco.
Kyzylkup, Montagne Tiramisù, Kazakhstan. Questa straordinaria formazione rocciosa si chiama Kyzylkup, ma la mia guida la chiamava “Tiramisù Hill”. Le diverse sedimentazioni geologiche creano strisce multicolore di grande impatto visivo. L’uomo che monta la tenda da campo incuriosisce e aiuta a comprendere le dimensioni del massiccio.
>> Dati di scatto: 1/250s a f/6.3, ISO 400. Focale 42mm su FF.
Kyzylkup, Montagne Tiramisù, Kazakhstan. Fotografare un paesaggio in teleobiettivo può essere una scelta originale. In questo caso, il ragazzo in bilico sul crinale della montagna si staglia contro le striature arancioni dello sfondo. Il colore azzurro della t-shirt, valorizzato da un lieve viraggio Teal and Orange, attira lo sguardo e richiama la tonalità del cielo nella parte superiore del fotogramma.
>> Dati di scatto: 1/500s a f/2.8, ISO 250. Focale 70mm su FF.
I grandangoli sono da sempre le ottiche favorite dai fotografi di paesaggio. Non essendoci particolari necessità di luminosità, si possono comprare lenti a buon mercato e ottenere buoni risultati. Spesso mi viene chiesto se è essenziale procurarsi un ultra-grandangolo, come un 16 mm o un fisheye, per ottenere scatti eccezionali. Di sicuro, un angolo di campo molto ampio ci consente di interpretare lo spazio in maniera originale, ma il grado estremo di deformazione alla lunga disturba la visione. Un medio grandangolo è di sicuro la scelta più versatile, adatta al maggior numero di circostanze.
La fotografia notturna, con i suoi spettacolari cieli stellati, spinge al limite le capacità della nostra fotocamera e richiede conoscenze avanzate. Per ottenere comunque dei risultati soddisfacenti, basta seguire delle semplici regole. Dotarsi obbligatoriamente di un cavalletto, di un telecomando a scatto remoto e di una torcia. Utilizzare l’apertura massima del diaframma (ma non superare f/2.8), per ridurre al minimo il rumore generato dagli alti iso. Un tempo di scatto entro i 5 secondi ci consente di non intercettare il movimento della rotazione terrestre ed avere stelle puntiformi: purtroppo però spesso si deve scendere a compromessi e scattare con tempi molto più lunghi per riuscire ad imprimere sul sensore la scarsa luminosità delle stelle. Di notte, il sensore non riesce a mettere a fuoco nessun punto perché non c’è sufficiente contrasto cromatico, quindi si dovrà usare la messa a fuoco manuale. Per aiutarsi, si può illuminare un punto a circa 15-20 m di distanza, con l’ausilio di una torcia, o regolare il fuoco su infinito e poi tornare indietro di qualche mm sulla ghiera dell’obiettivo. Fate delle prove. Potete anche usare il live view e mettere a fuoco le stelle. Godetevi il momento, la quiete, e migliorerete con ogni tentativo.
Dallol, Etiopia. Davanti a scenari potenti come il cratere del Dallol, in Etiopia, si rimane a bocca aperta. Le concrezioni saline e i piccoli geyser che stillano soluzioni sulfuree modellano un paesaggio coloratissimo e psichedelico. Non ho scattato con un diaframma troppo chiuso, per far risaltare il cratere e staccarlo dallo sfondo. Purtroppo quando si viaggia in luoghi così remoti non si può sempre decidere l’orario in cui scattare; in questo caso ho ovviato alla luce piatta e accecante del mezzogiorno con un attento lavoro di post- produzione.
>> Dati di scatto: 1/640s a f/8, ISO 100. Focale 50mm su FF.
Bozzhira Canyon, Kazakhstan. L’inquinamento luminoso della luna è tra i maggiori ostacoli per una buona resa della volta celeste; in questo caso, però, l’ho usato a mio vantaggio. Il massiccio roccioso al chiaro di luna diventa il soggetto dello scatto tanto quanto il cielo alle sue spalle. Ho eseguito due scatti con esposizioni diverse e li ho sovrapposti in Photoshop.
Tra i vari fattori che attraggono l’occhio, la tonalità è forse la più potente ed immediata. Per accorgersene è sufficiente visitare le gallerie instagram dedicate alla fotografia di paesaggio. Quasi tutte prediligono esposizioni luminose e un tipo di viraggio alla moda -e spesso abusato-, il teal & orange. Nato in seno al cinema hollywoodiano per aumentare il contrasto tonale tra l’arancione dei visi degli attori e lo sfondo blu del cielo, questa tecnica è abbastanza semplice da imparare e può dare grandi soddisfazioni. Per realizzarla si agisce sui colori complementari, virando il rosso verso l’arancione e il blu verso l’acquamarina. Aggiustando la saturazione e correggendo i verdi che tendono ad ingiallirsi troppo, si otterrà un risultato molto accattivante. L’importante è non abusarne, per evitare un risultato pacchiano.
Foto con lunghe esposizioni necessitano di un piano di appoggio sicuro. Si trovano in commercio dei treppiedi tascabili a prezzi convenienti. Non partite mai senza!
Andenes, Whales Safari, Norvegia. La presenza di un animale può rendere il paesaggio indimenticabile. Mi trovavo nelle isole Lofoten per un safari di capidogli; il vento gelido imponeva impermeabile, occhiali, berretto e guanti di lana. La coda che spunta in basso a sinistra è fondamentale per contestualizzare l’immagine. Ho scattato con un tempo rapido per congelare il movimento del cetaceo e gli schizzi d’acqua. Le luci pomeridiane, con le ombre che iniziano ad allungarsi, conferiscono tridimensionalità a uno scenario altrimenti piatto.
>> Dati di scatto: 1/640s a f/10, ISO 400. Focale 70mm su FF.
Cascate Victoria, Zimbabwe. Ho scattato questa immagine sorvolando le grandiose cascate Victoria. Pur non potendo scegliere l’angolazione dello scatto, ho composto il fotogramma inserendo in basso a sinistra la strada e il ponte. Lo sguardo, dopo aver vagato lungo lo strapiombo della cascata, scende fino a trovare l’elemento urbano; si crea così un contrasto tematico tra mondo naturale e umano che può offrire uno spunto di riflessione.
>> Dati di scatto: 1/200s a f/5.6, ISO 100. Focale 47mm su FF.
Mi piacciono moltissimo le tue foto, anche io viaggio tanto e ‘studio’ degli itinerari un po’ diversi…mi piacerebbe imparare perché non so proprio fare le foto…. più che i paesaggi mi interessano le persone …le culture diverse dalla nostra .. Farei volentieri un corso di fotografia ..tu li organizzi ? Magari un weekend … perché io vengo dalla Sicilia…
Ciao Gea, al momento non ho corsi in programma… Ma ci sto lavorando!! Grazie 🤗
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5 Comments
Ottimi suggerimenti. Le tue foto sono meravigliose! Complimenti li meriti tutti.
Grazie di cuore! 🙂