“La forza di un uomo consiste nel sapersi concentrare e svuotare la mente a tal punto da riuscire a sopportare la puntura di una zanzara senza grattarsi”
Si dice che basti una sola visita alla Golden Rock, in Myanmar, per convertirsi al Buddismo.
Credo che sia assolutamente vero. Perché è impossibile visitare il sito archeologico senza recarsi in Myanmar ed è impossibile visitare il Myanmar senza innamorarsi del Buddismo Theravada. Come rimanere indifferenti davanti alle pagode senza tempo di Bagan e agli stupa di Kakku ? Come non affezionarsi agli amorevoli Birmani, non lasciarsi penetrare dai loro sorrisi gentili, dalle loro parole calme, dai loro sguardi fraterni? Il buddismo in Birmania è calato nella carne della realtà delle cose, nei gesti quotidiani, nelle scelte di vita.
Se arrivi alla Golden Rock, hai già respirato il buddismo a pieni polmoni, hai visto quanto possa essere armoniosa una società fondata sulla gentilezza e probabilmente stai contando a malincuore i giorni che ti restano prima di dover tornare a casa.
La Golden Rock è una importante meta di pellegrinaggio buddista e il terzo più importante sito religioso del Myanmar. La “Roccia d’oro” è un grosso ammasso di granito posto sulla cima della monte Kyaiktiyo, nel sud del paese. La roccia è sospesa su una scarpata e, nonostante sembri sempre sul punto di rotolare a valle, si mantiene in solido equilibrio da secoli.
È una roccia sacra: la leggenda narra infatti che a trattenerla dal cadere sia un capello di Buddha. Per questo, sulla sua sommità è stata costruita una pagoda dorata, la Pagoda Kyaiktiyo, che accentua il senso di precarietà e affascina ulteriormente i visitatori del sito.
I fedeli la ricoprono ogni giorno di foglie d’oro, in segno di fede e devozione, e questo fa sì che rifletta la luce del sole e vibri di bagliore mistico al tramonto. Chiunque abbia avuto la fortuna di visitare la Golden Rock giurerebbe che la roccia sia animata di vita propria, che accolga le preghiere dei fedeli e che doni loro ristoro e conforto.
Arrivo alla Golden Rock di sera, dopo un tortuoso tragitto fino alla vetta del monte Kyaiktiyo su un camion gremito di pellegrini.
La prima persona che vedo una volta sceso è Erika, un chirurgo pisano che ho conosciuto qualche anno addietro durante un viaggio in Nepal. “Non ci posso credere! Che ci fai tu qui?” Seguono baci e abbracci e l’incredulità di esserci ritrovati per caso tra migliaia di pellegrini birmani. Non mi dilungo oltre sull’avvenimento ma sentivo il bisogno di lasciarne traccia, perché mille magie capitano a chi si mette in viaggio! Se siete sfiduciati e vedete restringersi ogni giorno le vostre prospettive di vita, fate un ultimo tentativo ed uscite di casa. Cose incredibili vi attendono girato l’angolo!
Alloggio in un albergo che si trova proprio sulla vetta del monte. La vista dalla mia camera è mozzafiato. Sotto di me, una fitta coltre di nuvole copre il paesaggio, dandomi la sensazione di essere in un luogo magico, in una dimensione ultraterrena.
Davanti alla hall dell’albergo passa la sola stradina che conduce al santuario, animata dal via vai dei fedeli e dal chiacchiericcio dei venditori ambulanti. All’ingresso del sito, mi tolgo le scarpe per rispetto, come in tutti i luoghi di culto birmani. Le lascio a terra dove capita, tanto nessuno le prenderà. Passeggio lungo il sentiero pavimentato per diversi minuti, in lontananza si può già scorgere la Roccia d’oro. Man mano che mi avvicino, aumenta la presenza dei fedeli. Alcuni cantano, altri pregano. Migliaia di candele vengono accese intorno alla roccia. Regna un’atmosfera di magia e devozione.
Si può passeggiare intorno alla roccia e ammirare la pagoda Kyaiktiyo dal lato del dirupo, grazie ad una terrazza panoramica. Gli uomini che lo desiderano possono poi avvicinarsi alla Roccia d’oro, attraversando un ballatoio sospeso, e incollare una foglia d’oro in segno di devozione.
Da vicino, ci si può anche chinare e vedere la luce del tramonto che penetra in una fessura alla base del masso. Si dice che, infilandoci un bastoncino, si può far oscillare l’intero masso. Molti stanno facendo la fila per osservare il fenomeno. È il momento della giornata tanto atteso, quello in cui lo spiraglio di luce attraversa la fessura della roccia. Prendo in considerazione l’idea di fare anche io la fila per scattare una foto, poi la cestino in un angolo della mente: sentirei di tradire l’atmosfera del posto e soprattutto di togliere spazio a chi ripone sulla pagoda aspettative più elevate delle mie.
Passeggio senza meta e senza fretta intorno alla roccia. Incrocio sguardi con i fedeli, la loro disponibilità a sorridere è commovente. Rivolgo lo sguardo alla Roccia d’oro e prego affinché continui a proteggerli tutti.
Il sole ormai è tramontato: un faro si accende sulla roccia, illuminandola di ambra. Tutto intorno, i lumi delle candele e il profumo degli incensi votivi riscaldano l’atmosfera e saturano l’aria di aromi. I fedeli, quieti e sereni, meditano intorno alla roccia. Restano immobili per lassi di tempo incalcolabili con l’orologio al quarzo, le loro menti vanno in un luogo dove non esistono più preoccupazione e affanno.
Alessio, la mia guida qui in Birmania, mi ha spiegato che la meditazione è una pratica quotidiana abbracciata da tutte le generazioni. “La forza di un uomo consiste nel sapersi concentrare e svuotare la mente a tal punto da riuscire a sopportare la puntura di una zanzara senza grattarsi”, dice. “Ho un amico che riesce a meditare tutta la giornata senza mai distrarsi, nemmeno per mangiare o andare in bagno.” Lo ascolto con gli occhi pieni di ammirazione.
Che paese strabiliante è il Myanmar, dove la forza di un uomo non si quantifica con la forza fisica, con la scalata sociale o con il denaro, ma sulla capacità di svuotare la mente e portare pace dentro il cuore!
È stato il mio primo viaggio “fuori Europa” ed è ancora il più bello!
Grazie mille… Sto viaggiando grazie ai vostri racconti 🙏❤️
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5 Comments
Grazie per il bellissimo racconto, la Birmania sarà la mia prossima meta.
Allora preparati perchè ho altri racconti in arrivo! La Birmania scioglie il cuore!!!