Uno dei quartieri più centrali e caratteristici di Varanasi viene demolito in silenzio da due anni, per far posto ad un’area moderna e dotata di tutti i servizi di accoglienza per i pellegrini hindu. Le espropriazioni proseguono nell’impotenza dei malcapitati. Il sindaco di Varanasi dice di agire per volontà di Shiva, che ha bisogno di liberarsi della decadenza in cui versa da anni Varanasi per tornare a respirare.
“A Varanasi non si sa se ci siano templi in ogni casa o case in ogni tempio” – così recita un detto popolare. Città sacra per eccellenza, qui vengono milioni di induisti per pregare e morire tra le braccia materne del fiume Gange.
Morire a Varanasi, infatti, significa avere da Shiva il regalo più grande, la promessa di non reincarnarsi più.
Oltre ai ghat crematori e alla cerimonia Ganga Aarti, la mia guida Prakash ha organizzato un giro per i vicoli della città, dove si nascondono oltre 6.500 templi.
Mentre ci inoltriamo per le anguste e odorose viuzze, Prakash mi indica piccoli altari o stanze addossate alle pareti degli edifici. Se non li indicasse con tanta insistenza, non li noterei affatto. Sono più attratto, infatti, dalla vista delle piccole botteghe di artigiani che si srotolano una dopo l’altra man mano che procediamo.
Barbieri, edicole, negozi di alimentari – attività commerciali ricavate in ambienti angusti, alcuni così piccoli da sembrare modellini in scala ridotta. Spesso non si può entrare in piedi, ma solo accovacciati.
Prakash non li considera degni di interesse e continua a riportarmi sul motivo principale della nostra passeggiata. “Ecco un altro tempio, proprio là!”, indica. “E un altro accanto a quello… e guarda questo altarino qui sopra!”
Eccoli, gli oltre 6500 templi che stanno tanto a cuore a Prakash. Me li indica come fossero funghi spuntati notte tempo nel sottobosco urbano.
“Ogni famiglia ha il suo tempio privato”, dice “e prega Shiva ogni giorno.”
“Per cosa pregano?”
“Una lunga vita, salute, soldi. Figli maschi. Le cose che vogliamo tutti.”
Ma quando chiedo di poter visitare Kashi Vishwanath, il Tempio d’oro, come mi aveva promesso quando l’ho contattato, lui fa una smorfia di disinteresse.
“Il tempio d’oro è chiuso. E poi non sono ammessi turisti.” La cosa non ha senso: stiamo parlando del principale luogo di pellegrinaggio induista di Varanasi.
“Prakash, mi avevi detto che potevo visitarlo. Fammelo vedere almeno da fuori.” Facendo spallucce, mi risponde che non lo si può fotografare e che tutto intorno non c’è niente da vedere. Il suo sguardo si fissa su un punto imprecisato, come per proteggersi da ulteriori domande.
Nel pomeriggio, decido di fare di testa mia e di recarmici ugualmente. A volte le risposte di Prakash non mi convincono, sarà perché non parla bene inglese e il suo italiano è basico.
Chiedo informazioni ai passanti e mi indicano la strada. Mentre mi avvicino alla destinazione, però,
capisco che qualcosa non quadra. Più e più volte, seguendo le indicazioni che mi vengono date, mi ritrovo in mezzo a cumuli di macerie. La città si squarcia, le strade e le case lasciano all’improvviso il passo ad ammassi di detriti, come se la città avesse subito un bombardamento recente. Letteralmente, le strade finiscono in montagne di polvere ed è impossibile proseguire.
Dopo circa una mezz’ora di svolte e aggiustamenti, al di là di un palazzo tranciato di netto, scorgo il profilo dorato di quella che non può che essere la facciata del Tempio d’oro.
Il contrasto tra l’edificio ben rifinito e le macerie che lo incorniciano è tale che prendo la macchina fotografica e la punto subito su questo scorcio inaspettato. Lo faccio con rapidità, come se il mio soggetto fosse un canarino pronto a volare via. Ma prima di poter mettere a fuoco…
“HEY!”, grida un uomo. “NO PICTURES!”
Abbasso la macchina fotografica e vedo il poliziotto, armato di kalashnikov, che mi osserva concentrato. Non lo avevo notato, ma c’è un posto di blocco armato. Tutte le strade che una volta conducevano al tempio sono sbarrate e sorvegliate.
“Sorry, no pictures”, ripete l’uomo.
Prakash aveva detto la verità. Forse non sono le sue spiegazioni a sembrarmi irreali, ma l’India stessa. Ripenso al suo sguardo elusivo. Non voleva che vedessi questa ferita aperta nel cuore della sua città, una città che ama profondamente e con la quale è impossibile non identificarsi.
Ma qual è il motivo di tutto questo?
Apprendo che il quartiere intorno al grande tempio d’oro, uno dei più centrali e caratteristici della città, viene demolito per consentire ai pellegrini in visita di accedere più agevolmente al Gange.
Per gli induisti che si recano a Varanasi, infatti, è obbligatorio bagnarsi nel Gange in tre punti diversi e al momento l’accesso al fiume dal tempio d’oro è scomodo e tortuoso. Una spianata di 40 mila metri quadrati collegherà pertanto il più importante tra i 12 templi dedicati a Shiva a 3 degli 84 ghat di Varanasi, le famose scalinate che consentono di accedere a piedi alle sponde del fiume sacro.
Pertanto, là dove per secoli si trovavano le botteghe tradizionali di artigiani e commercianti locali, e dove sorgevano le più belle dimore dei maharaja, ora c’è solo polvere e presto sorgerà un’area moderna, dotata delle migliori strutture e servizi.
I lavori sono iniziati due anni fa, in sordina, prima coi picconi poi con le ruspe. Ma solo da pochi mesi, il premier Narendra Modi ha svelato i dettagli del progetto. Non si tratta solo di una operazione commerciale.
Il primo ministro, infatti, ritiene l’ammodernamento di Varanasi prima di tutto un dovere religioso. Gandhi soffrì nel vedere Varanasi in condizioni di tale miseria. Bisogna liberare il Tempio d’oro dalla soffocante invasione della sporcizia e della fatiscenza, affinché il dio Shiva possa tornare a respirare.
La scelta ha però destato preoccupazione: senza nessuno studio archeologico e senza nessuna cura per i tratti distintivi della città, il comune ha espropriato le case, le botteghe, le antiche dimore storiche e le ha semplicemente rase al suolo. Nessun tentativo di resistere alle demolizioni è servito a fermare l’avanzata delle macerie.
Che momento storico delicato, questo in cui ho la fortuna di visitare Varanasi.
Attratto come una falena dalla luce di una lanterna, torno più volte nel cuore del cantiere. Imparo quali sono i passaggi meno sorvegliati per entrare in questo cratere a cielo aperto, che sembra piangere e sanguinare. Scatto molte foto.
Alcuni templi sono sopravvissuti allo scempio. Le ruspe hanno distrutto tutto quello che li circondava, lasciandoli nudi, senza fedeli, privi di senso. Regna un silenzio spettrale.
Non sono il solo a farmi strada tra le macerie. C’è chi le attraversa coi suoi somari per raggiungere le zone limitrofe, chi torna a vedere il luogo dove una volta abitava, santoni che pregano davanti ai tempi superstiti. Quando i nostri sguardi si incontrano la mia incredulità si specchia nel loro dolore rassegnato.
Con le schiene ricurve e la bocca accartocciata, sono più bravi di me ad accettare questa desolazione. Conoscono Shiva in tutti i suoi 108 nomi e sanno che crea e distrugge con la stessa mano.
Bellissimo racconto documentario, ti ringrazio per aver illustrato e fatto capire così bene il mondo di Varanasi. Speriamo che la distruzione di esso non sia solo speculazione e che almeno vengono salvati i valori, i caratteri, i colori di questo meraviglioso luogo. Ciao Andrea
Racconto vivido ed emozionante, che contemporaneamente ha suscitato in me numerose riflessioni e domande. Grazie.
É impressionante vedere tanta povertà e tanta miseria eppure sui volti delle persone sei riuscito comunque a strappare un sorriso!!! Fra tante macerie prendono forma momumenti bellissimi, grazie per i tuoi suggestivi racconti. 👍👍👍
Grazie, bellissimo e molto dettagliato. Sono stata a Varanasi a Febbraio di quest anno. Non vedo l ora di tornare. Ho provato le tue stesse emozioni. Mai in nessun altro posto mi sono sentita più al sicuro di lì. Per me è stata un esperienza magica profonda e mistica. Niente mi ha infastidito, lo amata all istante! Mi ha fatto capire tutto il senso delle cose e mi ha trasformata dentro. Mi è stato istintivo prendere i fiori ed offrirli a madre Ganga.. ho preso la benedizione di Shiva da un Bramino alla cerimonia dell Aarti e l energia è stata pazzesca! Non riesco a descrivere a parole come sono stata trasportata in un altra dimensione. Divina. India Namaste 🙏
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6 Comments
Interessante articolo Andrea ! Ho camminato anche io tra quelle macerie ma non ero riuscita ad avere una chiara risposta sul perché e il come… Spero che, qualunque sia il progetto, non distrugga il carattere di Varanasi.
Alla fine hai visitato il tempio?Io sono entrata, ma è stata un’esperienza strana. I turisti sono pochi e vengono scortati dentro per una veloce visita. Paghi il biglietto e salti la lunghissima coda, ma hai poco tempo per guardarti intorno, entri ed esci in pochi minuti…
Paola, non era possibile visitare il tempio se non si era induisti… Così mi hanno detto!