Nel tratto che separa Thanjavur da Madurai, mi sono fermato per una veloce sosta a Fort Thirumayam, una delle due fortezze sopravvissute fino ai giorni nostri in Tamil Nadu.
Il sito è ancora poco conosciuto, tant’è vero che non viene trattato nemmeno dalla Lonely Planet: per questo, ho deciso di buttare giù le poche informazioni che sono riuscito a recuperare a vantaggio dei futuri visitatori.
Da Thanjavur prendo l’autostrada Pudukkotai-Karaikudi per raggiungere Madurai, l’ultima tappa del mio viaggio in Tamil Nadu.
Mi fermo per una sosta a Tirumayam (o Thirumayam), dove c’è una fortezza di 40 acri costruita nel 1687 dal raja di Ramnad, Vijaya Raghunatha Sethupathi I.
Il forte di Thirumayam è uno dei pochi che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri in Tamil Nadu (il più famoso è il Gingee Fort) e nel 2012 è stato interamente ristrutturato.
Le continue guerre tra regni e imperi indiani ha portato alla costruzione di moltissimi forti e strutture difensive, alcune delle quali davvero imponenti.
La tipica fortezza dell’India del sud è costruita sulla cima di una collina rocciosa, in prossimità di una fonte d’acqua perenne. Questa genera un fiumiciattolo proprio a sud del forte, dove col tempo sono sorti dei villaggi ancora oggi abitati. Intorno alla struttura venivano scavati fossati che venivano poi riempiti di acqua e coccodrilli.
Fort Thirumayam rispecchia in pieno questa descrizione: costruita su uno sperone roccioso, alternando blocchi di pietra e mattoni, proprio su una fonte di acqua perenne, che sgorga a sud della fortezza e le assicura un costante approvvigionamento idrico.
È dotata di 3 entrate, una a nord, una a sud e una ad est. Sette mura concentriche proteggevano il cuore della struttura, anche se oggi ne sono rimaste solo 4. I fossati con coccodrilli sono andati completamente distrutti.
All’interno del forte, a cui si può accedere pagando un biglietto, si possono visitare 5 templi dedicati alle divinità protettrici, la camera che fungeva da granaio e le vasche che venivano usate per rifornire d’acqua il forte.
Ci sono poi diversi locali costruiti in mattoni e una camera scavata nella roccia che contiene un lingam di Shiva. Si può anche passeggiare all’aria aperta, tra alberelli e monoliti aggrappati al declivio della collina rocciosa.
Durante il dominio britannico, il forte fu convertito a sede degli uffici amministrativi della corona inglese e diversi cannoni furono posizionati sulle mura esterne e sulla sommità del forte.
Quando arrivo al forte, scopro che è chiuso per il capodanno. Posso solo passeggiare lungo la strada che lo costeggia e ammirarlo dall’esterno.
Il piccolo villaggio che è sorto a ridosso della collina mi riserva comunque delle piacevoli sorprese: le case, povere ed umili, hanno gli usci decorati con disegni realizzati con sabbie colorate, candele e fiori per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Qualche anziana prepara ghirlande di fiori da vendere ai visitatori del tempio, mentre mucche e scimmie gironzolano intorno ai secchioni della spazzatura nella speranza di recuperare qualche avanzo.
Vengo accolto con molto entusiasmo: gli indiani sono un popolo di curiosi e regalano splendidi sorrisi. Amano farsi fotografare e, anche se non parlano bene l’inglese, riescono a lasciarmi il loro contatto instagram e a strapparmi la promessa di inviare loro le foto.
Una famiglia mi invita a fotografare la bambina di casa, tutta adornata a festa per il capodanno. Ha due occhi stupendi e le scatto qualche ritratto molto intenso. Ma non dimentico di fotografare anche la nonna, che ha un vissuto altrettanto interessante tra le pieghe dei suoi anni.
È importante quando si viaggia stringere legami e, soprattutto, mantenere le promesse fatte. Al mio ritorno dall’India, ho passato mezza giornata a recuperare le foto e a inviarle ai miei amici indiani.
È anche essenziale essere veloci e non stancare le persone con innumerevoli scatti. Si pentirebbero della disponibilità accordata e non avrebbero un buon ricordo dell’incontro. In merito a ciò, ho scritto un articolo di tecnica fotografica in ambito di ritratti per la rivista Tutti Fotografi.
Non saprei come rispondere a questa domanda. Purtroppo, ho trovato il forte chiuso e mi sono fatto un’idea solo dall’esterno e sui video esplicativi che si trovano su youtube (purtroppo sono quasi tutti in lingua indiana).
Sicuramente è un buon punto dove fare una sosta se si sta attraversando il Tamil Nadu. Se trovate il Forte aperto, fatemi sapere come vi è sembrato!