Andrea Marchegiani è un fotografo di viaggio che ha sempre usato reflex ma per il suo ultimo lavoro in Cina ha voluto sperimentare una mirrorless: nell’articolo mette a confronto le sue impressioni sulla Canon Eos R e la reflex Canon Eos 5D Mark III.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata.
Concesso per la pubblicazione a TUTTI FOTOGRAFI di Gennaio 2020
Guilin, Cina. Assistere alla pesca con i cormorani è un’esperienza magica, che lascia senza parole. Allo stesso tempo, questa pratica è oggi tenuta in vita per lo più come spettacolo per i turisti. Un segnale evidente dei tempi che cambiano. >>Dati di scatto: 1/200s a f/2.2, ISO 1600. Focale 28mm su Full Frame.
Stiamo vivendo un periodo storico ricco di contraddizioni. Le innovazioni tecnologiche ridisegnano il volto della società e producono cambiamenti culturali a ritmi insostenibili. Eppure vaste aree del globo non sono state ancora coinvolte da tali progressi e, se si ha il coraggio e il cuore di esplorarle, si può accedere a stili di vita e tradizioni che si tramandano immutati da secoli. Sono un’occasione preziosa per riflettere sul passato e, perché no, sul futuro.
La Cina è uno di questi luoghi. Percorrendone il territorio, si passa senza soluzione di continuità dalle megalopoli caotiche alle aree rurali più arretrate. Il viaggiatore che la attraversa si trova davanti non una, ma cento, mille Cine diverse; non riesce a trovare una sola definizione per descriverla.
Quando atterro a Shanghai, nell’estate dello scorso anno, porto in grembo tutti i pregiudizi tipici del cittadino occidentale. La Cina per me è la patria della ristorazione a prezzi modici e dell’involtino primavera, ma soprattutto è il luogo da cui arrivano le valanghe di cianfrusaglie che hanno destabilizzato il nostro mercato. È una delle nazioni che inquina maggiormente il pianeta e, anche se non voglio ammetterlo, i lineamenti severi dei cinesi suscitano in me un sentimento generico di diffidenza. Non conosco ancora l’altra metà della storia. Non ho ancora incontrato un popolo tanto operoso quanto generoso, un popolo che mi aprirà il suo cuore ed entrerà nel mio.
Quando torno a casa, dopo aver vagato da Pechino fino all’altopiano tibetano, mi sento profondamente cambiato. Ho scoperto che gli involtini primavera si mangiano solo all’inizio della stagione, mentre sono introvabili il resto dell’anno. Ho imparato che la Cina ha piantato così tanti alberi per ridurre il rischio di desertificazione che è riuscita da sola a compensare il disboscamento dell’Amazzonia. Si tratta dell’azione più incisiva in corso, a livello globale, per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. Infine, dopo aver speso giorni interi a scattare ritratti rubati, riesco a riconoscere mille sfumature di malinconia, stanchezza o gioia nei visi dei passanti.
Insomma, la Cina mi ha insegnato a scrollarmi di dosso i pregiudizi, a non giudicare dalle apparenze. E, soprattutto, a non leggere i fenomeni solo per contrapposizioni.
Residenza della Famiglia Qiao, Pingyao. Questo scatto risale la mio primo viaggio in Cina. La residenza Qiao, costruita dall’omonima famiglia di funzionari e commercianti, oggi è un museo. Affascinato dalle sue rigide simmetrie, Zhang Yimou vi ambientò il film “Lanterne rosse”, rendendola celebre in tutto il mondo. >>Dati di scatto: 1/1000s a f/7.1, ISO 100. Focale 35mm su Full Frame.
Lijiang. Gironzolando nella millenaria città commerciale di Lijiang, vengo attratto da questa lanterna impigliata tra i tetti ricurvi, in tipico stile Naxi. >>Dati di scatto: 1/500s a f/7, ISO 125. Focale 70mm su Full Frame.
E forse è proprio grazie a queste riflessioni che rivedo il mio modo di approcciare al lavoro del fotografo. In viaggio, ho tenuto la Canon 5D mark III sempre al collo, premendone i tasti come fossero un prolungamento della mano. Ho scattato foto che mi emozionano e di cui sono soddisfatto. Adoro le reflex. Ecco perché non ho mai prestato attenzione alle recensioni sulle mirrorless. Leggo, sulle riviste di settore, che rivoluzioneranno il mercato fotografico ma resto indifferente. Anzi, nutro un sentimento generico di diffidenza. È venuto il momento di scrollarmelo di dosso?
Quando, ad aprile, parto per le aree rurali del Guangxi e dello Yunnan, sono sorpreso da me stesso. Non solo perché torno in Cina per la seconda volta in un anno; ma anche perché ho lasciato a casa l’amatissima reflex e tra le mani stringo una Canon Eos R.
È un’occasione unica per testarla e paragonarla alla storica e rivoluzionaria 5D. Quelle che seguono sono considerazioni personali, basate più sulla mia metodica di lavoro che sulle specifiche tecniche dei prodotti.
Mentre impugno la prima mirrorless full frame di casa Canon, mi sorprende la qualità della sua ergonomia. È solida, comoda da tenere in mano e leggerissima. Quando non monta un’ottica, il corpo macchina chiude la tendina, proteggendo il sensore da luce e polvere. Semplice, geniale. Per di più è tropicalizzata: l’Asia trasuda umidità e mi aspettano frequenti rovesci. Personalizzo ogni pulsante in meno di 5 minuti e la sento subito familiare. La messa a fuoco è la vera rivoluzione del sistema: veloce e precisa, con 5655 punti af, che non si selezionano con il classico joystick (assente) ma tramite lo schermo touch screen. Quest’ultimo, tra l’altro, è totalmente snodato e consente l’opzione di “scatto a tocco”, ovvero messa a fuoco e scatto simultanei con una sola pressione del dito sull’area che si desidera mettere a fuoco. È semplice come fare una foto con il cellulare e può risultare davvero utile nella street photography, quando non si vuole dare troppo nell’occhio.
Atterro a Guilin. Ho deciso di fare una capatina qui prima di spostarmi nello Yunnan perché, come dice un proverbio cinese, “il paesaggio di montagne e acqua di Guilin è il più bello dopo il paradiso”. Passeggio lungo il fiume Li, sullo sfondo del panorama onirico disegnato dalle montagne carsiche. Sono così belle da essere immortalate sulle banconote da 20 yuan, oltre ad essere una delle dieci meraviglie acquatiche per il National Geographic. Incontro uno dei fratelli Huang, famosi in tutto il mondo per praticare ancora la pesca con i cormorani. Addomesticano i pennuti e legano loro il collo per impedirgli di ingoiare il pesce. Così ogni volta che si tuffano in acqua e riemergono, possono toglierglielo dal becco e metterlo in una cesta. Noto con qualche rammarico che il pescatore si comporta come un esperto attore. Sospetto che effettui la pesca con i pennuti solo per attrarre i turisti e che la sua principale fonte di reddito siano in effetti proprio le nostre mance. D’altronde, non è comunque ammirevole sfruttare l’interesse turistico per tramandare la memoria di un’antica usanza?
Faccio qualche scatto sottoesponendo di due stop: sono curioso di vedere la resa dell’incarnato del volto del pescatore una volta recuperata l’esposizione. Il risultato è soddisfacente. E per di più ho evitato di bruciare troppo le luci nella zona del frame occupata dalla lanterna. Anche la velocità di messa a fuoco è sorprendente. Il sole è appena tramontato e ho quella manciata di minuti di ora blu che sono la croce e delizia di ogni fotografo. La Eos R non sbaglia un colpo: il connettore a 12 pin garantisce una velocità di comunicazione tra obiettivo e corpo macchina 40 volte superiore rispetto al passato e l’intervallo di utilizzo AF -6, unico al mondo, consente una MAF rapida anche in condizioni di scarsissima luminosità. La combinazione di queste due innovazioni fanno davvero la differenza! Inoltre, come accade con tutte le mirrorless, non devo temere eventuali problemi di front/back focus. Questo mi dà il coraggio di fotografare il pescatore con diaframma f 2.2. Con la 5D non avrei osato tanto.
Yuanyang, Cina. Le risaie terrazzate di Yuanyang sono le più grandi del mondo. Arate per mezzo di bufali d’acqua e coltivate con metodi ancora manuali, offrono al fotografo numerosi spunti interessanti. >>Dati di scatto: 1/800s a f/5, ISO 100. Focale 110mm su Full Frame.
Yuanyang, Cina. Contadino al lavoro sulle terrazze al tramonto. >>Dati di scatto: 1/200s a f/8, ISO 320. Focale 16mm su Full Frame.
Yuanyang, Cina. Aratura con bufalo d’acqua. >>Dati di scatto: 1/500s a f/4.5, ISO 100. Focale 200mm su Full Frame.
Nei giorni successivi mi sposto a Yuanyang, nello Yunnan. Qui ci sono alcune delle risaie terrazzate più belle della Cina. Dall’alba al tramonto, gli uomini arano le terrazze con i bufali d’acqua mentre le donne piantano i germogli. Il sole e l’umidità rendono queste attività ancora più faticose. Monto il 16-35 mm f4 serie L con l’anello adattatore dotato di ghiera personalizzabile. L’ho impostata su compensazione dell’esposizione. Di tutte le novità di cui la Eos R è portatrice, questa cambia davvero le regole del gioco. È una vera benedizione per un fotografo come me, abituato a scattare in manuale, con iso automatici entro un range predefinito che spazia da 100 a 6400. Sulla Canon 5D, gestivo il tempo di scatto e l’apertura del diaframma attraverso le due ghiere apposite, presenti sul lato destro del corpo macchina, ma ero costretto ad entrare nel menu e riportare gli iso ad un valore statico, per poi impostare su priorità di tempo/diaframma ogni qualvolta avessi avuto la necessità di compensare l’esposizione. In modalità di scatto manuale, non era infatti possibile farlo. Adesso, invece, è sufficiente personalizzare la ghiera delle ottiche RF o dell’anello adattatore. È tutto quello che ho sempre desiderato e non non saprei più farne a meno.
Al contrario, faccio fatica ad abituarmi al mirino elettronico. Spesso dimentico che non funziona se la macchina è spenta e, anche se è molto utile per avere un’anteprima reale di quale sarà il risultato finale, può essere insidiosa. Nel giro di pochi giorni, infatti, mi ha reso più pigro e meno attento ai settaggi. In alcune occasioni, ho continuato a scattare con le stesse impostazioni da mezzogiorno fino a sera. Con il passare delle ore e il calare della luce, gli iso si sono spostati su valori progressivamente più alti. Dal momento che il mirino elettronico restituiva un’anteprima soddisfacente, non ho sentito il bisogno di rivedere i parametri, con il risultato che a metà pomeriggio ho scattato dei panorami ad 1/1000, iso 6400. Un errore da principiante che mi ha fatto arrossire! Inoltre, se si lavora in luce piena o radente, si fa fatica a vedere nel mirino e la composizione può risentirne. Nei casi più estremi, è come scattare alla cieca. Se, come me, si portano gli occhiali da vista e non si può poggiare l’occhio direttamente sull’oculare, bisognerebbe tenerne conto.
Prima di partire ho assecondato le mie voglie, acquistando il Canon RF 28-70 f2. La considero la mia nuova ottica tutto fare, in sostituzione del 24-70 f2,8. Dopo qualche ora di utilizzo, però, il suo peso si fa sentire: 1,4 kg sono davvero eccessivi per un fotografo di viaggio e con l’impressionante diametro di 95 mm non si passa mai inosservati. Ciononostante, quando mi dedico ai ritratti, mi regala gioie senza pari.
Lijiang. Anziana risponde con ironia ai miei complimenti. >>Dati di scatto: 1/800s a f/2, ISO 100. Focale 50mm su Full Frame.
Zhu Family Garden, Jianshui. Giovane sposa. Mi è capitato spesso, girando per la Cina, di incontrare giovani coppie di sposi passeggiare romanticamente nei luoghi più suggestivi. >>Dati di scatto: 1/400s a f/5.6, ISO 500. Focale 70mm su Full Frame.
Il popolo cinese ha vissuto negli ultimi quarant’anni dei cambiamenti sociali tanto drastici quanto quelli vissuti in Europa nel corso di quattro secoli. Se lo stress della vita di città ne ha in qualche modo indurito i modi, nelle campagne le persone mi dimostrano una cordialità che apre il cuore. I giovani si avvicinano a me con curiosità e stupore. Credo siano incuriositi dalla mia carnagione chiara, la statura alta, gli occhi azzurri. Spesso vogliono stringermi la mano e farsi un selfie. Sono tutti molto educati e timidi, ma con una deliziosa vena di follia. Non dimenticherò mai il ragazzo di Dali che vende il suo street food indossando uno strepitoso costume da calamaro gigante! Le persone anziane, invece, sono molto riservate. Indossano ancora i vestiti tradizionali e mi lanciano occhiate severe. Mi avvicino alle signore con un sorriso e dico: “Ni hen mei!” ovvero “Sei bellissima!” Mi ripagano con facce orgogliose e imbarazzate. A Dali, un’anziana minuta e amichevole si è commossa per il complimento, mentre a Lijiang una senza tetto mi ha mostrato con ironia tutti i denti che non aveva! Il suo gesto è stato così rapido che solo grazie allo scatto a tocco sono riuscito ad immortalarlo. In questi casi, le innovazioni tecnologiche sono indispensabili per soddisfare le esigenze creative.
Alla fine del mio secondo viaggio in Cina, posso dire di non aver rimpianto la vecchia reflex. Anche perché, accostando i file delle due macchine, ritrovo sempre quella pastosità e quei colori che rendono Canon così amata nel mondo.
Dali, Cina. A Dali, dove le strade di notte sono vivacissime, un giovane ha trovato un simpatico stratagemma promozionale. Vende il suo pesce allo spiedo vestito da calamaro gigante. La messa a fuoco, seppur in condizioni di luce estreme, è rapida e precisa.
BIO| Andrea Marchegiani è un fotografo di viaggio e blogger. Laureato al DAMS in cinema e sceneggiatura con una tesi sul road movie, prosegue i suoi studi frequentando corsi di giornalismo, fotografia, ripresa e montaggio video. Un profondo interesse per i popoli e le culture straniere lo spinge a visitare destinazioni poco frequentate dal turismo di massa: Ecuador, Kazakhstan, Birmania, Cina, Nepal, Etiopia, Botswana… Nel suo blog di viaggi, coniuga la passione per la fotografia all’amore per la scrittura.
Thank you for your appreciation, Lana! The blog section will be translated soon. So much to do, please keep connected!
Foto e articolo strepitosi. Complimenti. Tieni anche corsi di fotografia?
Le tue fotografie esprimono tutto il lavoro, l’attenzione, i particolari che un fotografo mette per un eccellente risultato. Mai avrei immaginato che dietro a uno scatto c’è tutto uno studio così intenso. Grazie per condividere il tuo operato!!! 🔝🔝🔝
Buongiorno Andrea, complimenti per i tuoi scatti e i tuoi interessantissimi articoli.
In quale periodo sei stato alla risaie terrazzate di Yuanyang e a Guilin?
Il titolo dell’articolo, in cui fai riferimento a 2 viaggi é “2 mesi in Cina….” , quindi immagino che ogni viaggio sia durato circa 30 giorni che, se non sbaglio, é il massimo consentito dal visto. E’ così? Oppure sei riusciuto a prolungare il visto? So che fino a 15 giorni di soggiorno il visto non é richiesto, ma voglio rimanere almeno un mesetto.
Grazie mille
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8 Comments
Canon R approvata, insomma! 🙂
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