Consigli utili e qualche segreto per chi vuole trarre il massimo da una attrezzatura fotografica leggera. Quando ho iniziato ad interessarmi di fotografia di viaggio, ho letto spesso articoli su riviste specializzate alla ricerca del segreto dei segreti. Perché le mie foto non erano buone come avrei voluto? Quali erano le pratiche dei fotografi professionisti che un novizio come me non conosceva? Avevo sempre la sensazione che mi fossero dati consigli utili ma mai risolutivi.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata.
Concesso per la pubblicazione a PROGRESSO FOTOGRAFICO N. 62, marzo 2020
Quando ho iniziato ad interessarmi di fotografia, ho letto spesso articoli su riviste specializzate alla ricerca del segreto dei segreti. Perché le mie foto non erano buone come avrei voluto? Quali erano le pratiche dei fotografi professionisti che un novizio come me non conosceva? Avevo sempre la sensazione che mi fossero dati consigli utili ma mai risolutivi.
Per questo, inizio promettendo di non celare nulla su come svolgo il mio lavoro. Se ho un segreto su come realizzo i miei scatti, lo scoprirete leggendo queste pagine. In secondo luogo, mi impegno a non indorare la pillola. Ci sono molte cose che si possono fare con un’attrezzatura light e altre che solo il fardello di uno zaino ingombrante può garantire. L’importante è avere tra le mani le corrette informazioni per una scelta consapevole.
Sarei ipocrita se negassi di scattare le mie foto con un’attrezzatura professionale: ho una macchina full frame e porto sempre con me un 24-70 f2,8, che uso come ottica di base. Inoltre, nella mia borsa non manca il 16-35 f4 ed il 70-200 f2,8.
Ciononostante, devo ammettere che a volte detesto il peso che ho sulle spalle e invidio chi si affida agli zoom tutto fare di fascia media. Non sono molto luminosi, è vero, ma si possono superare alcuni limiti usando astuzia ed esperienza. Ecco come.
Chiunque oggi può realizzare delle bellissime foto anche con uno smartphone di ultima generazione. Sui social, ci sono gruppi dedicati a chi scatta solo con il cellulare e spesso i risultati sono davvero notevoli. Questo dimostra che la prima attrezzatura da portare con sé in viaggio non è la macchina fotografica ma l’occhio del fotografo, ovvero la predisposizione ad osservare la realtà circostante con interesse ed empatia e catturarla con una visione dello spazio interessante e personale.
Se ritenete di non avere una grande sensibilità nella composizione delle vostre immagini, non disperate. Ogni arte è una disciplina, pertanto la si può imparare. Comprate un manuale, leggete riviste specializzate, andate alle mostre o iscrivetevi ad un forum online.
Così come non basta andare in vacanza all’estero per trasformare un turista in un viaggiatore, ma serve cultura, allo stesso modo l’equipaggiamento giusto non vi trasformerà da solo in grandi fotografi di viaggio. Ma scegliere l’attrezzatura vi costringerà a riflettere sul tipo di foto che desiderate fare e questo è, di per sé, un ottimo inizio.
Negli ultimi mesi ho visitato due mete molto diverse. Ad agosto, ho trascorso una settimana nel Mangystau, un deserto kazako tra i meno visitati al mondo, dove è più facile imbattersi in un cammello che in altro essere umano. Ho portato il teleobiettivo ma non l’ho mai usato, dal momento che ho scattato per lo più foto di paesaggio; invece, ho usato spesso il treppiedi, perché volevo realizzare delle vedute dei canyon sotto il cielo stellato.
A dicembre, poi, sono partito per Varanasi, India il paradiso dei fotografi che amano le folle. Gli spunti per fare street photography e ritratti sono praticamente infiniti. Alle ottiche ultra-grandangolari ho sempre preferito uno zoom più versatile, il 24-70.
Se non volete la scomodità di una borsa troppo carica, fate il meglio con lo stretto necessario ma sceglietelo con cura. L’attrezzatura basilare prevede un corpo macchina e un’ottica, almeno una batteria di riserva e il carica batterie.
Per quanto riguarda il corpo macchina, oggi il mercato offre tantissime soluzioni. Non è più necessario comprare una full frame per avere file di grandi dimensioni o una buona gestione del rumore ad alti iso. Ma sappiate che sono questi i due fattori da tenere in considerazione. Se non potete avvicinarvi sufficientemente al soggetto inquadrato, poter effettuare un po’ di ritaglio all’immagine in post produzione vi tornerà utile; se scattate in condizioni di scarsa luminosità, poter alzare gli iso fino ad almeno 6400 senza che il rumore distrugga il file è indispensabile. Il vostro corpo macchina vi accompagnerà per diversi anni, quindi destinategli una parte congrua del vostro budget.
Per quanto riguarda le ottiche, invece, il segreto in viaggio è la versatilità. Ci si sposta di continuo in luoghi sconosciuti, ed è impossibile prevedere cosa attrarrà il nostro sguardo. Bisogna essere vigili e pronti. Non confidate di poter cambiare ottica: alcuni eventi avvengono rapidi e improvvisi, quindi montate uno zoom tutto fare. Se avessi un budget limitato, opterei senz’altro per un 24-105, che consente di realizzare ogni tipo di fotografia, dai paesaggi ai ritratti, oltre ai dettagli a distanza. Se avessi la possibilità di comprare una seconda ottica, punterei invece sulla luminosità: un 50 mm o un 35mm fisso, da utilizzare quando scende la sera, con un irrisorio aggravio di peso in borsa.
Una volta che avete preparato la vostra borsa e siete saliti sul vostro aereo, non avrete più tempo per i ripensamenti. Se siete dei perfezionisti come me, vi verrà il dubbio di non aver fatto la scelta più saggia ma ricordatevi che il limite maggiore che incontrerete non sta nella vostra attrezzatura, bensì nella mancanza di originalità e creatività.
Che tipo di reportage state realizzando? Volete raccontare i luoghi che visiterete affidandovi al rigore formale o ad un’emotività più libera? Fate una check list di tutte le foto che vorreste scattare e iniziate a immaginare in quali condizioni di luce/distanza dal soggetto potreste realizzarle. In ogni caso, qualunque sia il vostro equipaggiamento, scoprirete che avete molte più possibilità che limitazioni.
I momenti migliori per scattare immagini mozza fiato sono, per antonomasia, l’alba e il tramonto. La luce è morbida, calda, colpisce lateralmente gli oggetti, che proiettano lunghe ombre a terra. Ci sono fotografi che scattano esclusivamente in questi momenti. Se siete in viaggio, però, dovrete imparare a trarre il meglio dalle ore centrali della giornata, perché non sempre visiterete le vostre destinazioni all’alba o al tramonto. Inoltre, le ore più luminose sono proprio quelle in cui il vostro zoom di fascia media lavora meglio. Per avere scatti interessanti, spesso è sufficiente isolare adeguatamente il soggetto e giocare con la compensazione dell’esposizione. Ebbene sì, questo è uno dei segreti che inseguivo da ragazzino. Se non pensate in termini di compensazione dell’esposizione, non trarrete mai il massimo dalla vostra fotocamera. Quando il sole è molto intenso, le zone in luce e quelle in ombra presentano una differenza di luminosità tale che è impossibile evitare di bruciare alcune zone o renderne troppo scure altre. Non c’è gamma dinamica che tenga, quindi bisogna scegliere cosa ci interessa maggiormente.
Nei ritratti, ad esempio, isoliamo il nostro soggetto dal contesto usando una focale lunga e, in base al caso, sotto/sovraesponiamo. Otterremo un effetto high key o low key di grandissimo impatto.
Ho usato questa tecnica in Etiopia, mentre visitavo il villaggio Afar di Asso Bole, per fotografare una giovane donna che mi osservava nascosta nell’ombra della sua capanna. Un riflesso di sole le decorava la guancia. Ho sottoesposto di oltre uno stop, rendendo lo sfondo scurissimo. La ragazza sembra così emergere dal buio e la sua espressione acquisisce un notevole spessore drammatico. Asso Bole è un villaggio perso nel deserto della Dancalia ed è difficilissimo da raggiungere. Qui furono trovati i resti fossili dell’australopiteco Lucy, una delle progenitrici dell’umanità. La foto incarna bene la resilienza di questo popolo che abita il deserto dagli albori dei tempi.
Al contrario, a Varanasi, ho sovraesposto lo scatto di una giovane donna che vendeva souvenir per pellegrini. Era una mattina nebbiosa, il cielo sullo sfondo era indistinto, grigio, ed il mio soggetto in controluce. Una esposizione media pesata al centro le avrebbe scurito il viso: una leggera sovraesposizione ha risolto la problematica e il ritratto sembra eseguito su un fondale da studio.
Nei panorami, invece, quando il sole è alto nel cielo, dovrete gestire le ombre piatte e marcate, il cielo troppo luminoso e i colori saturi. In questo caso, sottoesponete per assicurarvi di non bruciare l’azzurro del cielo e poi correggete contrasto ed esposizione in post produzione. Se avete un cavalletto a disposizione, eseguite tre scatti con diverse esposizioni e sovrapponeteli realizzando un HDR. Non avrete mai l’atmosfera di un tramonto, ma potreste stupirvi del risultato. Nel Mangystau, ho raggiunto la vetta del canyon di Bozzhira, il luogo più suggestivo del deserto kazako, proprio con il sole a picco. La luce era così intensa che riuscivo a stento a guardare nel mirino. Eppure, a patto di non mettersi contro sole, si possono comunque scattare delle foto gradevoli.
Durante il mio soggiorno a Varanasi, lo scorso dicembre, mi sono trovato invece in condizioni di luce opposte. Il sole non ha fatto quasi mai capolino. Una spessa coltre di nebbia avvolgeva i contorni dei ghat. All’inizio sono rimasto deluso, l’India è famosa per i suoi colori sgargianti e pregavo che uscisse uno spicchio di sole per farli risaltare; con il senno del poi, però, non potevo trovare situazione migliore per dare magia e mistero ai miei scatti, che restituiscono una Varanasi insolita e suggestiva.
Uno degli errori più comuni nei ritratti non è dovuto all’attrezzatura, ma alla composizione. Dovremmo tenerci il più possibile all’altezza del soggetto, per evitare di riprenderlo dal basso o dall’alto (a meno che non cerchiamo effetti drammatici particolari). Se consentiamo al soggetto di guardare dritto in macchina e sappiamo interagire con empatia, potremmo catturare mondi interiori inaspettati.
Con uno zoom di fascia media, non potendo ottenere un bokeh “cinematografico” tramite l’apertura del diaframma, dovremmo lavorare sulla lunghezza focale. Se facciamo qualche passo indietro e regoliamo lo zoom al massimo, otterremo sfondi abbastanza morbidi anche con f5,6. Se, invece, decidiamo di scattare in grandangolo, valutiamo se l’effetto caricaturale che otterremo è davvero quello che cerchiamo.
E assicuriamoci di non mettere in imbarazzo il soggetto della foto. A Varanasi ho assistito ad una scena insopportabile: di notte, un turista importunava un baba cercando di scattargli un primissimo piano in grandangolo. Era a pochi centimetri dal suo viso e lo martellava con continui flash negli occhi. Il santone ha sopportato tutto pazientemente ma, a mio avviso, non vale mai la pena di comportarsi senza rispetto, nemmeno per scattare la foto dell’anno.
Fate delle prove a casa per stabilire come gestire iso e rumore. Capite con esattezza qual è il limite da non superare con il vostro corpo macchina. Se avete l’opzione nel menu, impostate gli iso automatici entro questo range di sicurezza.
Quando siete in viaggio e la luce perde di intensità, potete prolungare la vostra attività di fotografi impostando lo zoom sul grandangolo. A mano libera, il tempo di scatto più lungo per evitare il mosso, infatti, è pari all’inverso della focale. Personalmente non ho una mano molto ferma e scatto ad almeno 1/200 con un 100mm, mentre a 24mm mi è sufficiente 1/50. In ogni caso, invece di scattare un ritratto con un 105mm a f4 dopo il tramonto, preferisco avvicinarmi al soggetto e scattare una foto in grandangolo con un tempo di scatto più lungo. In questo modo, riesco ad evitare di alzare troppo gli iso almeno per una mezz’ora.
Un altro suggerimento è di ricordarsi di usare il controluce, specie nei momenti in cui non avete luce sufficiente sui vostri soggetti. Regolate l’esposizione sulla luminosità dello sfondo: otterrete delle magnifiche silhouettes. Non limitatevi a fotografare le sagome delle persone, per quanto siano incredibilmente interessanti. Anche lo skyline di un paesaggio può offrire grandi soddisfazioni.
I teleobiettivi sono, per definizione, le ottiche più ingombranti e pesanti sul mercato. Non vanno proprio d’accordo con l’idea di un viaggio in agilità.
Ciononostante, ci sono viaggi che non è possibile fotografare altrimenti. Se state per partire per un safari in Africa, non illudetevi di fotografare gli animali selvaggi con un grandangolo o con un medio teleobiettivo. Il mio 70-200 in Botswana non sempre mi ha dato le soddisfazioni sperate. Condividevo la jeep con fotografi amatoriali che con il loro zoom 18-300 ottenevano primi piani invidiabili e impossibili per me. Allo stesso tempo, però, potevano scattare solo nelle ore centrali della giornata. Con la sua apertura f6.3 a 300mm, infatti, questo zoom non è performante nelle ore serali. Io mi lamentavo di non avere un teleobiettivo più potente, loro di non avere sufficiente apertura di diaframma! Se abbiamo voglia di viaggiare leggeri, dobbiamo accettare anche i contro della nostra scelta o per lo meno esserne consapevoli.
Sembrerà un consiglio banale, ma molte delle foto che rimpiango di non aver scattato le ho perse perché avevo riposto la macchina fotografica in borsa. Anche se siete stanchi, cercate di non farlo. Se avete la possibilità di comprare un’ottica fissa di dimensioni ridotte (va benissimo il classico 50mm, con il suo costo abbordabile e ingombro minimo), montatela sul corpo macchina quando volete smettere di fotografare. Il più delle volte non succederà niente di interessante e vi dimenticherete di avere ancora la fotocamera al collo. Ma se all’improvviso un evento dovesse catturare la vostra attenzione, sarete ben lieti di averla a portata di mano. Ed eviterete inutili rimpianti.
Anche se non intendete realizzare fotografia in notturna, infilate nella vostra valigia un mini treppiedi. Non si può mai sapere quali ispirazioni possano suscitare in voi panorami inediti. Un mini cavalletto vi consentirà di non rinunciare a priori alla possibilità di scatti con tempi lunghi e non graverà sulle vostre spalle. Siate creativi: potete usare qualsiasi davanzale, muretto, tavolino o tettino di automobile per sollevare il mini treppiedi da terra. Solo ricordatevi di metterlo in valigia prima di partire, non nella vostra borsa. È considerato un oggetto contundente e non passerebbe i controlli aeroportuali sui bagagli a mano.
BIO| Andrea Marchegiani è un fotografo di viaggio e blogger. Laureato al DAMS in cinema e sceneggiatura con una tesi sul road movie, prosegue i suoi studi frequentando corsi di giornalismo, fotografia, ripresa e montaggio video. Un profondo interesse per i popoli e le culture straniere lo spinge a visitare destinazioni poco frequentate dal turismo di massa: Ecuador, Kazakhstan, Birmania, Cina, Nepal, Etiopia, Botswana… Nel suo blog di viaggi, coniuga la passione per la fotografia all’amore per la scrittura.
Andrea Marchegiani collabora con Domiad Photo Network, il più grande network nazionale dedicato alla Fotografia e strutturato in Forum Web, Blog, Canali Ufficiali su Facebook, Telegram e Twitter, oltre ad essere ramificato sul territorio tramite le due delegazioni ufficiali del Canon Club Italia e Nikon Club Italia per ogni regione italiana.
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6 Comments
Davvero interessante! Foto meravigliose, complimenti…
Looks like it’s great advice! Wish there was an English translation… I’m using google translator tho