INTERVISTA AL PROFESSIONISTA | Fotografo e blogger, Andrea Marchegiani ci racconta del suo amore per la fotografia di viaggio, dei suoi ultimi viaggi in Etiopia e Cina e di come è nato il suo progetto Any Place is Home, sito web dedicato alla fotografia e blog con interessantissimi reportage di viaggio, di cui cura sia i testi sia le immagini.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata.
Concesso per la pubblicazione a TUTTI FOTOGRAFI di Febbraio 2019
Dallol, Etiopia. Sorgenti calde e acide, montagne di zolfo e concrezioni saline danno vita ad un paesaggio psichedelico. >>Dati di scatto: 1/640s a f/8.0, ISO 100. Focale 50mm su full frame.
Mio padre mi regalò la prima macchina fotografica da bambino e da allora non ho mai smesso di fotografare. Nel 2011 ho iniziato a farlo a livello professionale nell’ambito del reportage di matrimonio. Molti sottovalutano questo settore ma è una grandissima palestra. Ti obbliga ad essere molto preparato a livello tecnico e a saper leggere le situazioni rapidamente, in termini di luce e di composizione. Ogni momento è irripetibile e bisogna essere concentrati e presenti per molte ore consecutive. Per me è stata anche un’opportunità per imparare a creare una connessione emotiva con i soggetti ritratti.
Fotografo per me stesso, non per business. Viaggiare consente di esplorare diverse culture, è un modo straordinario per crescere interiormente e ridimensionare i paradigmi culturali della società in cui si è nati. Nel 2017 mi sono regalato un viaggio in Botswana per i miei 40 anni. Ho festeggiato nella savana, in tenda. I miei amici mi hanno preparato un piatto di pasta alla carbonara e i vapori hanno attirato un gruppo di iene. Eccitati e terrorizzati, abbiamo passato la serata a scacciarle, poi ci siamo rintanati nelle tende e le abbiamo sentite aggirarsi e ululare tutta la notte.
In quel momento, ho sentito che la mia vita a Roma mi andava stretta e che volevo vivere fuori dalla mia zona comfort. Così ho deciso di farmi un altro regalo: un anno sabbatico per viaggiare ed esplorare questa nuova strada. Pochi mesi dopo, sono partito per la Dancalia e là, per la prima volta, ho sentito che le mie fotografie meritassero di circolare. Avevano l’urgenza di essere viste, non saprei come altro spiegarlo.
Dallol, Etiopia. Pozza acida. Nel deserto della Dancalia, si trovano delle pozze di acqua acida dall’aspetto invitante ma letali. Spesso uccelli e piccoli roditori assetati vengono tratti in inganno e vi si abbeverano, avvelenandosi.
Dallol, Etiopia. Un particolare del terreno che sembra una veduta aerea. >>Dati di scatto: 1/500s a f/8.0, ISO 100. Focale 24mm su full frame.
In Ecuador, nel 2005. Sono partito con l’associazione Capodarco per lavorare in un orfanotrofio e mi hanno chiesto di realizzare un reportage fotografico. Avevo appena finito l’università e sognavo di fare il regista, ma avevo sempre la macchina fotografica in mano.
Le cose non sono separate. L’interesse personale stimola la creatività fotografica. Sono molto istintivo nelle scelte. Vado in luoghi che sento possano travolgermi. Ho scelto la Norvegia perché volevo sentire il freddo a meno 20 gradi e scovare le aurore boreali. Ho scelto il Botswana perché volevo sentire l’odore della savana. Se chiudo gli occhi vedo il mare delle Filippine ed in Birmania ho lasciato un pezzo del mio cuore. Ma non so mai quali foto farò prima di averle fatte. La fotografia è sempre un azzardo.
I lavori in Etiopia e Cina sono i primi che pubblico, ma ne ho diversi in preparazione. Ho passato 15 giorni in Dancalia e un mese in Cina. Sono stati viaggi intensi e hanno prodotto molto materiale.
Intimità. Cerco dei momenti di grazia e, se guardo le mie foto con gli occhi di un altro, sembra che io li trovi nei paesaggi e nello sguardo degli esseri umani.
Viaggio da solo o in compagnia. Ormai ho un gruppo di viaggiatori con i quali ho condiviso esperienze molto forti e cerco di partire con loro, quando è possibile.
Ho sempre la fotocamera addosso. Ogni attimo può presentare qualcosa di inaspettato. Non mi apposto mai per fotografare e non faccio ritratti posati. Il tema è il viaggio. Tocco tantissimi posti, in ogni ora del giorno, e lotto costantemente con la luce per cercare di tirare fuori qualcosa di valido in ogni situazione. In Etiopia, ad esempio, fotografare è stato faticosissimo per via del caldo estremo, ma altrettanto necessario.
Se un viaggiatore cerca consigli per un’attrezzatura leggera, sono un buon interlocutore anche se spesso non seguo i miei stessi consigli! Viaggio con la Canon Eos R + 28-70 f/2 sempre al collo; nello zaino, porto un ampio parco ottiche: il 16-35 f/4 e lo spettacolare 70-200 f/2.8. In passato, mi seguivano anche il 35 mm f1.4 e l’85mm f1.8 ma devo dire che il 28-70mm della Canon è un buon sostituto per emtrambi. Non mancano 4 batterie di riserva, tantissime schede CF e un flash Canon 580 ex II.
No. Adoro il digitale e le mille possibilità creative che offre.
No. Quando sono stato in Dancalia c’erano ancora conflitti con l’Eritrea. Ho viaggiato sotto scorta e ho preferito lasciare il drone a casa. Alcune delle foto sembrano vedute aeree; in realtà, sono state scattate a mano libera puntando la macchina fotografica verso il terreno. Il Dallol, con le sue concrezioni multicolore, offre inganni visivi particolarissimi. È magia pura.
Solo per le “foto ricordo”. La reflex resta il mio punto fermo.
Minatore del Sale, Ahmed Ela. Un giovane minatore durante una pausa dal lavoro. In Dancalia, le temperature raggiungono i 50° e la zona è considerata tra le più inospitali della terra. Ho scattato questo ritratto in una frazione di secondo. Il ragazzo mi ha concesso uno sguardo in cambio di una bottiglia d’acqua, ma è subito tornato a lavoro. >>Dati di scatto: 1/2000s a f/2.8., ISO 100. Focale 70mm su full frame.
Carovana del sale, Ahmed Ela. I dromedari trasportano il sale dalla miniera al mercato del villaggio. >>Dati di scatto: 1/8000s a f/6.3, ISO 400. Focale 60mm su full frame.
Ragazza di Asso Bole. >>Dati di scatto: 1/1600s a f/2.8, ISO 400. Focale 70mm su full frame.
Piana del sale, Ahmed Ela. La Dancalia è una depressione etiopie al confine con l’Eritrea. Un tempo l’area era coperta dal Mar Rosso. Quando l’acqua si è ritirata, ha lasciato uno strato di sale profondo fino a 800 metri. La popolazione lavora tutto il giorno per spaccarlo in zolle e trasportarlo al villaggio per rivenderlo. >>Dati di scatto: 1/5000s a f/3.2, ISO 100. Focale 24mm su full frame.
In manuale con gli iso in automatico, all’interno di un range predefinito. Ovviamente l’apertura del diaframma varia in base alla profondità di campo che desidero e il tempo di scatto in base alla luminosità della scena. Ma non ho una ricetta valida per ogni circostanza. Mi alleno ad essere sempre più veloce nei settaggi, questo sì.
Se sono in strada e voglio rubare uno scatto, monto il 70-200. Cerco di passare inosservato. Altre volte, se la situazione lo consente, mi avvicino e sorrido. Imparo qualche parola della lingua e la uso per rompere il ghiaccio. Se si crea un legame, posso fotografare anche da vicino con un grandangolo. Ma sono sempre molto rispettoso e, soprattuto, veloce. Appena la situazione diventa artificiale o forzata, spengo la macchina fotografica e saluto. Alcuni scatti sembrano posati ma non lo sono affatto. Sono i miei preferiti. Gli asiatici, in generale, si lasciano fotografare senza problemi e sono gentilissimi; i cinesi invece sono molto riservati ma si lasciano convincere. In Africa è più rischioso: in Etiopia, ad esempio, alcune tribù credono che la foto rubi l’anima, quindi è inopportuno fotografare; altre tribù invece vogliono farsi pagare. Ma i bambini per strada vedono la fotografia per quello che è: un gioco meraviglioso. Amano giocare e farsi fotografare.
Solo di riempimento e se strettamente necessario.
Amo la luce ambiente e imparare a sfruttarla a proprio vantaggio è una sfida continua. Mi entusiasma! Nelle Fotografie del Dallol la luce era accecante. Per necessità ho fotografato anche in controluce e poi ho corretto in post-produzione. Nelle Foto di Dazu, nei templi, la luce era scarsissima. Non ho una mano molto ferma quindi cerco di non scattare mai con tempi rischiosi. Ma conosco perfettamente il mio corpo macchina e so quanto posso spingermi su con gli iso.
Amore per la vita. In Dancalia ho dormito su una brandina al ciglio della strada. Per giorni non mi sono lavato. Il caldo era allucinante, fino a 50°. Ma ho imparato che c’è un luogo dentro di me che può rimanere sereno anche se il fisico soffre. Le persone che vi abitano sanno lottare per sopravvivere e, forse non a caso, l’Etiopia è la culla dell’umanità. In Cina ho macinato più di 4.000 chilometri e conto di tornarci presto. È un paese che all’inizio ho sentito estraneo, mi disturbavano le sue contraddizioni ma poi, gradualmente, l’ho accolto dentro di me. Mi ha insegnato cosa vuol dire sentirsi non individui ma popolo.
Dazu, Cina. A Dazu si trovano migliaia di incisioni ruprestri con statue devozionali di religione buddista, taoista e confuciana. Per secoli, privati cittadini le hanno commissionate per dimostrare la propria fede. Tra queste, spicca la statua della dea Guan Yin, la dea della misericordia, con le sue mille mani pronte a prestare aiuto all’umanità. >> Dati discatto: 1/250s a f/2.8, ISO 1600. Focale 24mm su Full Frame.
Tongli, Cina. La città millenariadi Tongli, sul delta del fiume Yangtze, è conosciuta come la “Venezia Cinese”. >> Dati discatto: 1/320s a f/6.3, ISO 100. Focale 35mm su Full Frame.
Tutto nasce da un’esigenza personale. Se dovessi fotografare e scrivere in una prospettiva commerciale la mia sensibilità ne uscirebbe profondamente snaturata.
Fotografo e scrivo per me stesso e se riesco a trasmettere qualcosa provo un appagamento profondo. Sono laureato al DAMS in sceneggiatura cinematografica, quindi scrivere per me è come respirare. Il mio blog è un diario, piuttosto intimo. Lo scriverei anche se non lo leggesse nessuno, perché è una sorta di celebrazione personale del mo cammino nel mondo.
Sono in partenza per il Senegal. A marzo sarò in India e a maggio torno in Cina per visitare lo Yunnan. Ad agosto atterrerò in Kazakhstan, Uzbekistan e sogno di visitare la Mongolia. Ma potrei cambiare idea su tutto. È il senso del viaggio.
Hezuo, Cina. I buddisti tibetani meditano camminando intorno ai luoghi sacri e facendo girare le ruote della preghiera. Su ciascuna è iscritto un mantra: facendolo girare, la preghiera si staglia nell’aria e il vento la trasorta in tutto il mondo. >> Dati discatto: 1/500s a f/4.0, ISO 400. Focale 200mm su Full Frame.
Autoritratto. Andrea Marchegiani collabora con Domiad Photo Network, il più grande network nazionale dedicato alla Fotografia e strutturato in Forum Web, Blog, Canali Ufficiali su Facebook, Telegram e Twitter, oltre ad essere ramificato sul territorio tramite le due delegazioni ufficiali del Canon Club Italia e Nikon Club Italia per ogni regione italiana.
BIO| Andrea Marchegiani è un fotografo di viaggio e blogger. Laureato al DAMS in cinema e sceneggiatura con una tesi sul road movie, prosegue i suoi studi frequentando corsi di giornalismo, fotografia, ripresa e montaggio video. Un profondo interesse per i popoli e le culture straniere lo spinge a visitare destinazioni poco frequentate dal turismo di massa: Ecuador, Kazakhstan, Birmania, Cina, Nepal, Etiopia, Botswana… Nel suo blog di viaggi, coniuga la passione per la fotografia all’amore per la scrittura.
Bella intervista. Si sente tutta l’irresistibile passione 🙂
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5 Comments
Ci sono stata..che spettacolo..
Una meraviglia
Quello che scrivi è veramente interessante anche per chi come me non ne sa niente di fotografia, ma conoscere posti così meravigliosi attraverso i tuoi scatti é come essere lì fisicamente. È bello conoscere civiltà e popoli così diversi. Grazie e complimenti.