Al mio arrivo in Senegal mi accoglie una guida che parla davvero un ottimo italiano. Non dimenticherò mai le prime indicazioni che mi diede. Suonavano più o meno così: “Non abbiate paura dei senegalesi, sono persone amichevoli e bendisposte verso i turisti. Ma non siate sprovveduti: tenete il portafogli al sicuro e i documenti in un marsupio cinto alla vita. Se i bambini vi circondano e iniziano a pizzicarvi le braccia, non vi spaventate. I genitori gli hanno raccontato che la pelle dei bianchi si arrosa se viene pizzicata. Loro non credono sia possibile, perchè ai neri non succede, quindi vengono a verificare se i grandi gli hanno detto la verità!”
Ci sono pochi paesi capaci di far sognare e far riflettere al tempo stesso. Il Senegal è tra questi.
Durante un viaggio in Senegal, oltre a godere di paesaggi straordinari e assistere alla vita quotidiana che sfila per le strade, avrete più volte l’opportunità di riflettere sulla storia non solo del Senegal, ma del mondo intero. Il Senegal è stato infatti teatro di clamorose ingiustizie del passato, dallo schiavismo al colonialismo europeo, i cui effetti sono ancora oggi visibili nelle difficoltà economiche del paese ma anche nella resilienza, nella capacità di perdono e nella richiesta di giustizia dei suoi abitanti.
Non si viene in Senegal solo per godersi una vacanza di mare, ma anche per fare i conti con gli errori dei nostri avi. Il Senegal sa accogliere i turisti a braccia aperte e mostra le sue ferite senza puntare il dito. La dignità e la voglia di vivere dei senegalesi colpisce dritto al cuore.
Un viaggio in Senegal può cambiare davvero il modo in cui si guarda al mondo e a noi stessi.
Dakar è una vivace città situata sulla costa occidentale dell’Africa, sulla punta meridionale della penisola di Capo Verde. È la capitale del Senegal e la più grande città del paese, con una popolazione di circa 1,2 milioni di abitanti.
La città offre ampie strade, quartieri residenziali, edifici governativi, negozi, ristoranti e caffè. Sede di importanti istituzioni culturali, tra cui il Musée Théodore Monod d’Arts Africains e il Centre Culturel Blaise Senghor, dove si svolgono regolarmente eventi musicali, teatrali e cinematografici, Dakar offre anche splendide spiagge sabbiose, come la Plage de N’Gor e la Plage de la Voile d’Or, che sono popolari tra i residenti e i turisti.
Se considerate poi che Dakar è il più importante centro commerciale e finanziario dell’Africa occidentale, non vi stupirete di trovare le stesse contraddizioni e sfide con cui fanno i conti oggi tutte le grandi città del mondo: disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza, episodi di criminalità e congestione del traffico. Dakar sarà quasi certamente la città in cui atterrerete e da qui inizierete a scoprire la bellezza e la complessità del continente africano.
Per chi ha poco tempo da dedicare alla città, preferendo soggiornare altrove, sono comunque imperdibili una visita al Mercato Kermel e alla Statua di Rinascita Africana (ne parlerò in dettaglio alla fine di questo articolo).
Il mio consiglio è di dedicargli l’ultimo giorno del vostro viaggio in Senegal, sia perchè è meglio affrontare la confusione del mercato una volta acclimatati ai ritmi e alle usanze del Senegal, sia perché solo alla fine del vostro viaggio potrete davvero capire l’importanza culturale e identitaria della splendida Statua della Rinascita Africana.
Per questo motivo, appena atterrato a Dakar, ho dedicato il primo giorno del mio soggiorno alla visita dell’isola di Gorée, raggiungibile con un traghetto dal porto di Dakar.
Dichiarata patrimonio dell’UNESCO nel 1978, Goree è situata nella parte più occidentale dell’Africa. Questo l’ha resa un luogo tristemente strategico per il traffico di schiavi. Da qui infatti sono partiti milioni di uomini e donne africane, rapiti nelle loro terre e deportati negli Stati Uniti per lavorare nei campi di cotone e di canna da zucchero. Qui i colonialisti francesi, portoghesi e spagnoli ne contrattavano il prezzo e attuavano pratiche terrificanti per recidere i loro ultimi aneliti di dignità. Già privati della loro libertà, qui dovevano perdere ogni speranza di riconquistarla.
L’isola si può raggiungere velocemente in traghetto dal porto di Dakar e, una volta sbarcati, rimarrete colpiti dal clima di spensieratezza che si repira nelle sue vivaci stradine; l’architettura in stile coloniale e l’atmosfera un po’ decadente sono davvero suggestive. Visitate la Maison des Esclaves (Casa degli Schiavi), un museo che ricorda la tratta degli schiavi attraverso l’esposizione di documenti, oggetti e fotografie.
La visita guidata vi condurrà nei meandri di una delle più terrificanti pagine di storia mondiali e, vi assicuro, ne uscirete trasformati. Il vostro viaggio in Senegal non può che cominciare da qui, con un bagno di umiltà e un pieno di empatia verso tutti i popoli africani.
Il Lago Retba, conosciuto come Lago Rosa, è un lago salato senegalese dalla sgargiante colorazione rosa o rossa. Separato dall’oceano da un lembo di sabbia, lungo la costa a nord di Dakar, è famoso per la sua intensa salinità (superiore a quella del Mar Morto) e per la sua accesa colorazione rosa, dovuta alla presenza di un batterio alofilo.
Il sottile lembo di sabbia che separa il lago dall’oceano potrebbe scomparire nel giro di pochi anni, a causa dei cambiamenti climatici. L’UNESCO potrebbe renderlo patrimonio dell’umanità, quindi dedicategli una visita!
Kayar è un villaggio a circa 60 km a nord di Dakar ed ospita uno dei centri di pesca più grandi del Senegal. Ci si aspetterebbero grandi imbarcazioni dotate di sistemi di pesca industriali e invece ci troviamo davanti ad una sterminata sfilata di piroghe, le piccole imbarcazioni tradizionali in legno colorato.
Ogni imbarcazione ha il proprio motivo decorato, che identifica la famiglia di appartenenza. Costellano l’orizzonte in maniera confusionaria, mentre aspettano il proprio turno per rientrare sulla terra ferma, poi attraccano e scaricano il prezioso bottino. A riva, le donne sono pronte a raccogliere il pescato e rivenderlo sia sul posto che nei mercati vicini.
Visitare Kayar è stata una delle esperienze più emozionanti del mio viaggio in Senegal. Mi ha dato modo di respirare la realtà del mare senegalese. Siate però molto discreti. I pescatori sono molto concentrati durante le manovre di scarico del pesce e l’atmosfera è frenetica. Non state troppo tra i piedi e fotografate con cautela. I senegalesi non amano essere fotografati mentre lavorano, perché non indossano i loro vestiti migliori!
Proseguendo a nord di Kayar, si arriva a Lompoul, dove si può passare una notte esotica tra le dune del suo piccolo deserto. Qui si possono percorrere alcuni tratti a dorso di cammello o passeggiare affondando in distese di sabbia finissima.
Il campo tendato, con annessa cena tipica e spettacolo al chiaro di luna, è un’esperienza abbastanza turistica ma comunque molto piacevole. Un piccolo assaggio di quello che può riservare il deserto africano… e, se siete sfortunati come me, la jeep che vi trasporta dal villaggio alle dune del deserto può fondere il motore e vi ritroverete a piedi, immersi in una autentica avventura, a camminare per ore tra le dune che vi separano dalla civiltà!
Fondata dai francesi nel XII secolo come prima colonia in Senegal, Saint Louis è stata un tempo la capitale del paese. Storica, decadente e ricca di contrasti, Saint Louis ha impresso su di me lo stesso fascino di alcuni quartieri di Havana a Cuba, regalandomi foto di quartieri degradati e bambini pieni di vita.
Attraversando il ponte di ferro Faidherbe, progettato da G. Eiffel e simbolo della città, si accede al quartiere storico. Girarlo in calesse è un’esperienza molto suggestiva e il cocchiere vi farà fermare a fotografare i più importanti edifici dell’epoca coloniale.
Questa parte della città interseca il fiume Senegal, sulle cui sponde si possono ammirare le tipiche piroghe colorate attraccate. Purtroppo la pessima gestione dei rifiuti rende questa area, spesso paragonata alla nostra Venezia, poco attraente per gli ammassi di immondizia disseminati ovunque.
Poco a nord di Saint Louis, sul delta del fiume Senegal, c’è il sorprendente Djoudj National Bird Sanctuary, una palude acquitrinosa di 16.000 ettari dove vengono a riposare gli uccelli che hanno attraversato il Sahara.
Oltre 400 specie di volatili diversi stazionano nell’area, tra cui pellicani e fenicotteri. Il parco è patrimonio dell’umanità UNESCO e merita davvero una visita. Durante l’escursione in motoscafo, avrete modo di vedere migliaia di uccelli, spesso ammassati l’uno sull’altro su piccoli isolotti sabbiosi.
Tornando sui vostri passi, in direzione sud, visitate Sagata, un piccolo villaggio dove si tiene un mercato del bestiame niente affatto turistico e si può entrare in contatto con la popolazione nomade dei Peul (o Mbororo). Si tratta di una esperienza indimenticabile.
I Peul si considerano l’etnia più bella al mondo e qui sono le donne a scegliere il marito, in un rito apposito in cui i giovani uomini danzano in costume per dimostrare la loro avvenenza. Vi consiglio di fotografare il bestiame con cautela, dal momento che i Peul sono molto legati alle loro mucche e ne sono gelosissimi!
La strada che porta da Sagatta a Touba è puntellata di meravigliosi baobab. Alcuni hanno dimensioni davvero ragguardevoli e di sicuro la vostra guida vi farà fermare a fotografarne alcuni, perchè sacri.
Una volta giunti a Touba, non potete non visitare la Grande Moschea. Touba è infatti una città sacra per i musulmani, in quanto culla del Mouridismo, un culto molto rigoroso e particolarmente diffuso in Senegal.
La moschea è un edificio imponente, il più grande dell’Africa nera: entrando, rimarrete stupiti dal trionfo di minareti, le volte altissime e gli ampi portici, tutti rivestiti di materiali di pregio, dal marmo bianco di Carrara al marmo rosa portoghese. Vi sono inoltre sepolte le spoglie di Amadou Bamba, lo sceicco fondatore del culto.
Per accedere alla moschea, le donne devono coprirsi la testa, le braccia, le gambe; non devono rivolgere la parola agli uomini e, anzi, è meglio che visitino la moschea in un gruppo separato.
Proseguite fino all’estremo sud senegalese, al confine con il Gambia. Toubakouta è il punto migliore da cui partire per esplorare il delta del fiume Saloum, un affascinante labirinto di oltre 200 isolotti di sabbia e conchiglie.
Il delta del fiume Saloum è un parco nazionale dal 1976 e si estende per oltre 70.000 ettari. Di questi, 811 sono stati designati patrimonio dell’umanità UNESCO nel 2011, per la presenza di tumuli di conchiglie, ammassati dagli uomini nel corso dei secoli. Questi tumuli hanno prodotto degli isolotti artificiali, alcuni dei quali lunghi centinaia di metri, usati anche come luoghi di sepoltura.
Trascorrete un paio di giorni in piroga ed esplorate questa zona incontaminata: ammirerete il Reposoir Des Oiseaux, un’isolotto di mangrovie dove gli uccelli nidificano e si riposano; visiterete i villaggi che sorgono sui frastagliati meandri del delta, come il villaggio Diogane, con la sua scuola elementare piena di vita e il lavoro dei pescatori intenti a raccogliere ostriche e a manutenere le coloratissime piroghe.
Qui vivono in maggioranza senegalesi di etnia Seher, la cui ospitalità non ha limiti. Vi si riempiranno gli occhi di meraviglia e sicuramente vi ammalerete di mal d’Africa!
Di rientro dal delta del Saloum, si può trascorrere una notte nei piacevoli lodge ecologici di Palmarin, un villaggio di 10.000 anime dedite alla raccolta dei molluschi. La cittadina si trova tra la costa dell’oceano atlantico e l’estuario del fiume Saloum, in un ecosistema unico.
Trascorrere del tempo coi pescatori e seguire le fasi della raccolta e sgusciatura dei molluschi è davvero interessante. La mattina seguente, riprendete la strada verso nord, in direzione di Joal Fadiouth, uno dei luoghi più incredibili che abbia mai visitato.
Sulla strada verso Joal Fadiouth, fermatevi a Samba Dia per una breve sosta. Qui infatti si trova il più grande baobab sacro del Senegal, vecchio quasi 600 anni. Il tronco ha una circonferenza di 33 metri ed è cavo all’interno. La guida vi inviterà ad entrare tramite un foro, per scoprire che vi si potrebbe abitare dentro!
Joal Fadiouth è il mio luogo preferito di tutto il Senegal. A voler essere precisi, in effetti, si tratta di due luoghi in uno.
Joal è una stretta penisola all’estremità di Petit Cote, dove sorge un piccolo villaggio di pescatori.
Fadiouth invece è una piccola isola, collegata a Joal da un ponte in legno lungo circa 800 metri. È interamente formata da gusci vuoti di conchiglie, accumulate qui nel corso dei secoli dai pescatori di molluschi, e ospita il cimitero dei pescatori, l’unico in tutto il senegal in cui sono sepolti insieme i corpi di musulmani, cristiani ed animisti. Come a dire che le vite che il mare ha unito nessun credo religioso può dividere. Passeggiate sotto i baobab del cimitero e godetevi ogni istante.
M’bour è il secondo porto di pesca del Senegal, ma non ha molto da offrire ai turisti, a parte la vista delle piroghe e dei pescatori. Vi ho trascorso la notte dopo aver visitato Joal Fadiouth, prima di rientrare a Dakar.
La spiaggia davanti all’albergo era invasa di rifiuti, in parte provenienti dal mare, in parte scarti cittadini. La gestione dei rifiuti è un problema ancora irrisolto in Senegal, con accumuli di immondizia buttati un po’ ovunque. Se sentite un odore aspro, allontanatevi immediamente. Umido, plastica e indifferenziato vengono tutti bruciati al mattino presto, senza riguardo per le esalazioni nocive.
Dedicate a Dakar una visita durante l’ultimo giorno del vostro viaggio. Trascorrete la mattinata in un mercato tipico, come il caotico mercato Kermel, dove potrete comprare prodotti di artigianato tipico da riportare con voi al rientro a casa. Ma non perdete la cognizione del tempo, perché il pomeriggio è il momento migliore per visitare la Statua di Rinascita Africana.
Visitarla alla fine di un viaggio iniziato con le tristi memorie di Gorèe é come chiudere un cerchio. La statua di bronzo, alta 49 metri, si staglia contro il cielo azzurro del Senegal ma guarda in direzione dell’Oceano Atlantico, idealmente rivolta alla Statua della Libertà statunitense.
Si tratta di un’autentica affermazione di dignità e riscatto. Gli Stati Uniti non sarebbero mai diventati la potenza che sono oggi se non avessero utilizzato la manodopera degli schiavi africani; l’Africa non sarebbe così arretrata se avesse potuto contare sulla propria forza lavoro.
Iniziata nel 2003 e terminata nel 2010, la statua fu inaugurata in occasione del 50º anniversario dell’indipendenza del Senegal dalla Francia, un altro riferimento non casuale.
Nel suo discorso, il presidente senegalese Wade ha dichiarato che non si tratta di un’opera che appartiene al Senegal, ma all’Africa tutta, finalmente pronta a prendere in mano le redini del proprio destino.
Mentre siete a Dakar, chiedete di far visita all’orfanotrofio La Pouponniere e lasciate una donazione. Qui vengono cresciuti piccoli orfani abbandonati solo a causa della povertà. Potrete tenerli in braccio, dargli da mangiare, giocare con loro. I volontari del centro vi spiegheranno cosa fanno per aiutare questi bambini e cosa potete fare voi per garantire loro un futuro.
Il periodo ideale per visitare il Senegal va da novembre a marzo. Gennaio è sicuramente uno dei mesi migliori: il clima è mite, soleggiato di giorno e fresco di notte. La giornata offre circa 12 ore di luce e 12 ore di buio. Il sole sorge intorno alle 7:00 e tramonta intorno alle 19:00.
La religione più diffusa è l’Islam, abbracciato dal 97% della popolazione. Il cristianesimo e l’animismo sono professioni di fede minoritarie.
Per i cittadini italiani, non è necessario nessun visto turistico. È sufficiente essere in possesso di un passaporto con validità residua di 6 mesi (dalla data di partenza dal Paese).
Come per molti paesi dell’Africa occidentale, la moneta ufficiale del senegal è il Franco CFA, sulla cui natura neocolonialista si è spesso discusso. La moneta è infatti stampata dalla zecca di diversi stati europei, con un cambio fisso rispetto all’euro (€1=CFA 655). Da anni si parla, per il Senegal, del passaggio ad una nuova moneta, ancora non entrata in circolazione.
È possibile prelevare moneta presso i bancomat delle principali città. Tranne che a Dakar è difficile l’utilizzo di carte di credito e bancomat.
La corrente elettrica è a 220 Volts, quindi non occorre adattatore per la corrente elettrica. Le prese sono come quelle italiane ma senza la terra (bipolari), o schuko. Utile una ciabatta, per ricaricare più apparecchi contemporaneamente.
È consigliabile, come per ogni viaggio, portare una borsa di pronto soccorso con garze, acqua ossigenata, antipiretici, antistaminici, antibiotici a largo spettro, antidiarroici e regolatori intestinali. Il vostro medico di famiglia può aiutarvi a scegliere i prodotti più adatti alle vostre esigenze.
Ricordatevi inoltre di portare con voi la protezione solare, soprattutto in estate. Durante il vostro viaggio, potete assaggiare ogni pietanza cotta, ma fate attenzione alle verdure fresche. Se non sono state accuratamente lavate e asciugate, potrebbero costituire un pericolo per il vostro stomaco.
Verificate che piatti, bicchieri e posate siano ben asciutti e, se necessario, utilizzate una salvietta per finire di asciugarli. Se avete uno stomaco delicato, evitate di lavarvi i denti con acqua del rubinetto e tenete la bocca chiusa mentre vi fate la doccia.
In Senegal non sono previste vaccinazioni obbligatorie, ma prima di partire si consiglia di fare quelle contro meningite, febbre gialla, epatite A e B, tetano, tifo. Allo stesso modo, è consigliata la profilassi antimalarica, anche se il rischio di contrarla durante i mesi invernali è piuttosto basso. Fatevi consigliare dal vostro medico.
Fate attenzione se decidete di fotografare i passanti o persone che lavorano. I senegalesi non amano essere sfruttati ed è importante chiedere prima il consenso. In alcuni casi, si rifiuteranno di posare per voi. Non insistete e salutate con gentilezza.
A me è stato spiegato che a volte le persone non vogliono essere ritratte mentre lavorano perchè indossano abiti poco eleganti.