L’antica capitale dell’impero Chola è di una vitalità stordente: ospita dei templi più belli del Tamil Nadu, la più grossa statua del toro Nandi e un gigantesco scheletro di balena conservato nel palazzo reale. Forse non ha molto senso, ma l’India è fatta così!
Oggi frenetica e disordinata città del sud indiano, Thanjavur (o Thanjore) è stata capitale dell’impero dei Chola nel periodo del loro massimo splendore e cuore pulsante della cultura dravidica.
Qui visiterò quello che, a mio avviso, è il più bel tempio del Tamil Nadu e scatterò centinaia di selfie con uno dei popoli più giovani e gioiosi del mondo.
Capolavoro assoluto della architettura tamil dei Chola, il tempio di Brihadeeshwara fu costruito nel XI secolo per volontà del “Re dei Re” Raja Raja I interamente in granito. La scelta di questa pietra color ambra-ocra è parte fondamentale del fascino del tempio, che cambia colore durante la giornata, passando dai toni miele dell’alba fino agli arancioni del sole al tramonto.
Come il tempio di Tiruvannamalai, anche a Thanjavur sono state costruite mura difensive intorno al sacrario centrale, con 4 alti gopuram (torri sature di statue decorative) che fungono da porte di accesso.
All’interno ci sono vari santuari: mi dirigo subito dove mi sembra di vedere più afflusso di fedeli. Mi imbatto nella statua del toro Nandi, la più grande dell’India, che rappresenta la cavalcatura di Shiva. È il suo fedele compagno e le sue zampe rappresentano verità, rettitudine, pace e amore.
La statua è lunga 6 metri, pesa 25 tonnellate ed è stata ricavata da un unico blocco di pietra. Purtroppo è in fase di restauro e la vista di questo grosso e mansueto torello è disturbata da teli e impalcature. La si può comunque apprezzare, ma non cogliere la bellezza del colonnato che la circonda.
La stessa sfortuna mi aspetta nella mia visita al sacrario centrale. Mi metto in coda per accedere: al momento dell’ingresso, mi viene ripetuto (come in ogni tempio) che devo riporre la macchina fotografica e che non posso scattare fotografie. Visto che spesso i sacrari centrali dei templi sono zona off-limits per i non induisti, mi ritengo comunque fortunato a poter accedere.
C’è tanta gente in fila per venerare il lingam di Shiva (ovvero sia il suo grande fallo eretto). Si tratta di uno degli avatar di Shiva più amati nel Tamil Nadu. Rappresenta il momento in cui Shiva è apparso sotto forma di grande fallo per riportare la luce al mondo, dopo che la sua consorte Parvati lo aveva gettato nell’oscurità.
Il lingam di Thanjavur è grandissimo: alto 4 metri e sormontato da una torre alta 61. Shiva si fa due risate quando noi maschi diciamo che le dimensioni non contano!
Purtroppo anche il lingam di Shiva è attualmente in fase di restauro, quindi non si vede niente! Al lato del lingam originale, è stato posizionato un lingam di dimensioni ridotte, tanto per mostrare ai fedeli qualcosa da pregare.
La mia sfortuna viene però ripagata appena esco dal sacrario. Scatto alcune foto del cortile interno, che è vastissimo e affollatissimo. Di nuovo mi imbatto nella straordinaria simpatia degli indiani: vengo avvicinato da diversi ragazzi e iniziamo a scattarci selfie, a ridere e scherzare.
Alcune donne, vestite in splendidi sari colorati assumono pose bizzarre e divertenti: fingono di essere delle donne d’affari impegnate in conversazioni al telefono o si fanno le smorfie l’una con l’altra. Adoro gli indiani! Quanta vitalità trasmettono!
Merita una visita anche il palazzo reale di Thanjavur, un insieme di costruzioni in parte restaurate, in parte fatiscenti. Fu costruito dalla dinastia locale dei Maratha che regnò da metà 1600 a metà 1800.
Al suo interno, tra cortili reali e splendide torri campanarie, è possibile visitare la grande libreria e il museo d’arte, dove si possono vedere dei cimeli davvero curiosi: migliaia di statue di divinità, stampe scientifiche che spiegano l’anatomia di animali e fiori, grandi dipinti in cui si possono osservare pratiche di torture cinesi.
La collezione è davvero eterogenea e per certi versi priva di un percorso logico. Re Serfoji II era un uomo erudito e curioso e amava collezionare oggetti da ogni parte del mondo. C’è anche lo scheletro di una balena collocato nel portico di accesso alla torre campanaria. Tanto per farvi capire di che varietà di oggetti stiamo parlando!
Quando visito Thanjavur è il 31 dicembre 2019. Domani sarà un nuovo anno!
Come trascorrono il capodanno in India? Sto per scoprirlo!
Il capodanno indiano si chiama Diwali e si festeggia tra ottobre e novembre: è detto anche “festa delle luci”, perché vengono accese moltissime candele e luci. Il festival dura diversi giorni, durante i quali si festeggia la vittoria del bene sul male.
Il nostro capodanno non è una festa indiana: è stato introdotto dagli inglesi durante gli anni del colonialismo britannico e si è diffuso solo nelle grandi città. Mi aspettavo di vedere persone in strada, sfilate, musica anche a Thanjavur ma non ho visto nulla di tutto ciò.
Chiediamo alla nostra guida di prenotarci in un bel ristorante tipico, ma lui ci informa che i cenoni di capodanno non sono una tradizione indiana. È un servizio che solo gli alberghi offrono, per accontentare la loro clientela di turisti stranieri e si tratta di normali cena con servizio a buffet. Il nostro albergo propone anche uno spettacolo a base di karaoke, ma il buffet non ha un bell’aspetto e il volume del karaoke è altissimo, quindi decliniamo l’invito.
Alla fine riusciamo a trovare un pub-ristorante con un buon menu e ci fermiamo là. Ci tengono a dirci che non è un veglione di capodanno ma una normalissima cena. Ci va più che bene e ordiniamo tutto quello che ci viene in mente: samosa, Palak Paneer, Pollo Tandoori, Tikka Masala, Dal Makhani… La cucina indiana è molto aggressiva, ma va assolutamente sperimentata!
Dopo cena, gironzoliamo per le strade di Thanjavur. Deserte. Sta per scoccare la mezzanotte, quindi ci accodiamo ad un gruppo di indiani che aspettano al ciglio della strada. Sperano di poter vedere i fuochi d’artificio degli alberghi per turisti.
In realtà si tratta di uno spettacolo un po’ misero: qualche stella filante, un paio di botti e in un minuto è tutto finito.
Ma non dimenticherò mai la folla di persone entusiaste davanti a quelle piccole esplosioni o la loro gioia nel vedermi là con loro. “Where you from?” “Happy new Year!” Tutti hanno voluto una foto, con tanto di abbracci e strette di mano. Sembravano davvero felici di averci incontrato. Forse hanno pensato che fossimo per loro di buon auspicio, chissà… di sicuro mi hanno fatto sentire sicuro come in casa di amici.