La prima cosa che viene in mente se si pensa a Yangon è la grande pagoda dorata di Shwedagon Paya. E proprio da lì avrei iniziato il mio giro, se non fosse stato per una felice circostanza. È metà aprile e tutta la città è in festa per il Water Festival!
La prima cosa che viene in mente se si pensa a Yangon è lo Shwedagon Paya, la più importante pagoda di tutto il Myanmar. E proprio da lì avrei iniziato il mio giro, se non fosse stato per una felice circostanza.
Visito la città ad aprile, quando tutte le strade si trasformano in scenari di guerriglia urbana con fucili che sparano raffiche d’acqua e ogni angolo diventa una trincea da cui far partire intensi lanci di gavettoni; nelle piazze migliaia di persone si riuniscono per danzare, saltare e gridare sotto il getto degli idranti. È il Water Festival, o Thingyan, che celebra l’arrivo del nuovo anno con quasi una settimana di festeggiamenti.
Secondo il calendario del Buddismo Theravada, infatti, l’anno nuovo arriva a metà aprile.
È interessante sapere che l’anno zero per paesi come il Myanmar, la Thailandia, lo Sri Lanka, la Cambogia e Laos non coincide con la nascita di Gesù Cristo, ma con la morte di Gautama Siddharta, il fondatore del buddismo, avvenuta nel 543 a.C.
Se ne celebra la morte e non la nascita perché essa coincide, per l’uomo che raggiunge l’illuminazione, con la cessazione della sofferenza e la fine del samsara, la trasmigrazione delle anime. Ecco perché la morte di Buddha è un evento assai più lieto della sua nascita! Ovviamente, anche il conteggio degli anni risente di tale scelta: al calendario gregoriano va aggiunto il numero 543, quindi se visitate la Birmania nel 2020, al vostro arrivo in aeroporto sarete catapultati nel 2563!
A Yangon, ho giusto il tempo di poggiare la valigia in albergo e scivolo subito in strada per tastare con mano l’atmosfera del Water Festival.
Decido di lasciare la reflex nella mia stanza e di fotografare l’evento solo con l’ausilio dello smartphone. So che mi perderò tanti begli scatti, ma non voglio rischiare. La scelta si rivela davvero saggia, perché appena metto piede sui marciapiedi della città, io e miei amici veniamo letteralmente inondati d’acqua! È la più gioiosa ed esilarante gara di gavettoni a cui ho mai assistito!
In un clima di grande armonia e ilarità, ragazzini, adulti e anziani scorrazzano armati di tubi, secchi, pistole ad acqua. Alcuni si sono organizzati in gruppi e bande che si fanno la guerra tra loro. Ridono a crepapelle, hanno sguardi pieni di amicizia e sorrisi luminosi come pepite d’oro.
La festa non si limita ai marciapiedi: le carreggiate delle strade sono percorse da motorini, automobili e furgoni gremiti di giovani che innaffiano qualsiasi cosa si muova al loro passaggio. Un delirio di acqua e allegria!
È inutile sperare di non essere bagnati. Anche se lo chiedi a brutto muso, le persone ti guardano confuse, poi decidono che sei troppo asciutto e quindi vai innaffiato. Quando hanno finito, farfugliano qualcosa e scappano via felici. Anche se non conosci il birmano, giureresti che hanno detto: “Non ringraziarmi, straniero, ti ho bagnato anche se non volevi perché era evidente che ne avevi bisogno!”
E in cuor tuo sai che hanno ragione. Non si può rifiutare la generosità dell’acqua.
L’acqua accomuna ogni forma di vita, porta con sé prosperità, ricchezza, salute. E allora bagniamoci, inzuppiamoci, lasciamoci impregnare da tanta abbondanza!
Siamo tutti vivi, qui ed oggi, insieme, con il cuore che batte nel petto, fratelli e sorelle che giocano e ridono. L’anno prossimo non potrà che essere pieno di sorprese gradite e, se ci saranno affanni, li affronteremo insieme.
So che sembrano frasi sdolcinate, ma le pronuncerete anche voi dopo essere stati in Myanmar. Perché non c’è spazio per il cinismo nella terra della gentilezza: non si può ricevere così tanto mantenendo il cuore chiuso.
Mi confondo tra la folla che si è riunita in piazza, ballando al ritmo della loro musica. Grossi idranti si assicurano che nessuno si asciughi troppo.
Sono uno straniero e la mia fisionomia caucasica non passa inosservata: le persone si avvicinano curiose e ben disposte. Ognuno mi regala tutta l’abbondanza che ha, in forma di litri e litri d’acqua. Gioisco ad ogni ondata: ballo, rido, scambio abbracci e strette di mano.
Quando tante persone aprono il cuore si sprigiona una forza illimitata: è qualcosa di concreto, si può toccare con mano.
In lontananza, intravedo la pagoda d’oro dello Shwedagon Paya. Anche lei mi osserva, ne sono sicuro, e so che mi protegge, ci protegge tutti.