Cos’è un ritratto fotografico? Quali sono le ottiche migliori e quale taglio scegliere? Come comporre un buon ritratto in viaggio? Come approcciare i soggetti delle nostre foto? Consigli pratici ed esempi sul campo per realizzare ritratti fotografici professionali durante un viaggio.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata. Concesso per la pubblicazione a TUTTI FOTOGRAFI di Gennaio 2021
La fotografia di viaggio non è un genere fotografico a se stante. Quando si viaggia ci si cimenta con tutti i generi esistenti e non è facile ottenere buoni risultati con gli scarsi mezzi a disposizione. Spesso non abbiamo con noi il nostro intero parco ottiche, non possiamo attendere di fotografare un luogo nella sua luce migliore e allestire un set fotografico per ritrarre le persone del posto è fuori discussione.
Eppure, fotografare mentre si viaggia è una delle esperienze artistiche più stimolanti in assoluto. Viaggiare è stordimento, è arricchimento personale e ci obbliga a rimettere tutto in discussione: le nostre abitudini, i nostri orari, le nostre frequentazioni. Smarriti in un altrove sconosciuto, guardiamo tutto con occhi nuovi: i profili urbani, i paesaggi esotici, le fisionomie delle persone. I nostri sensi si acuiscono per captare ogni differenza rispetto al mondo da cui proveniamo. È un’occasione unica per ogni fotografo.
L’aspetto che più mi emoziona quando viaggio sono le persone che incontro e che mi tendono una mano. Nel mio hard disc ho valanghe di ritratti e occupano tutti un posto speciale nei miei ricordi. Nessuno scatto è stato posato, a volte ho scattato prima di chiedere il permesso e ho mantenuto la foto nella mia scheda di memoria solo dopo che mi è stato accordato.
Ecco alcuni consigli su come cimentarsi al meglio nella fotografia di ritratto in viaggio ed evitare di sprecare opportunità irripetibili.
Ragazza in cheongsam, Chengdu, Cina.
Una ragazza vestita in abiti tradizionali, incontrata per caso in un tempio di Chengdu, mi regala un veloce scatto. Il riquadro del portone sullo sfondo crea un elegante effetto cornice.
>>Dati di scatto: 1/320 f2,8 iso 500. Focale 70mm su Full Frame
Il ritratto fotografico è un genere nel quale l’intento artistico è mostrare le caratteristiche fisiche e i tratti psicologici di una persona. Spesso il soggetto è isolato dal contesto e i suoi tratti fisiognomici diventano l’unico centro della nostra attenzione; altre volte, invece, viene mostrato chiaramente l’ambiente in cui si trova. In questo caso, si parla di ritratto ambientato: la porzione del fotogramma occupata dallo spazio circostante diventa quindi rilevante per fornirci informazioni sulla persona ritratta – il suo lavoro, i suoi hobby, la sua classe sociale, il paese in cui abita etc.
Si può ritrarre una persona singola o un gruppo: a seconda dei casi, avremo ritratti di famiglia, ritratti di madri con bambini, ritratti di fratelli, di gruppi di lavoro.
Se fotografiamo più persone, è importante capire che chi guarda la foto si interrogherà sulla relazione che intercorre tra loro. C’è affinità o conflitto? Sono parenti o amici? Possiamo anche lasciare un certo grado di ambiguità, consapevoli però del fatto che lo spettatore si interrogherà su tale scelta.
Pellegrini a Varanasi, India.
Quattro induisti si bagnano nel Gange e pregano. Ho scattato la foto da una barca, in teleobiettivo. Il ragazzo che alza lo sguardo è stato un colpo di fortuna e colloca la foto a metà strada tra ritratto ambientato e street photography.
>>Dati di scatto: 1/400 f6,3 iso 1600. Focale 115mm su Full Frame
Storicamente il formato assegnato al ritratto è quello verticale, che si chiama per l’appunto “formato ritratto”. Un volto ha uno sviluppo longitudinale, quindi è preferibile riempire il fotogramma con il viso del soggetto in verticale, così da eliminare lo spazio vuoto ai lati. In pratica, però, molti fotografi optano per il formato orizzontale, il cosiddetto “formato paesaggio”, per questioni di gusto personale. Io sono tra questi!
Una simile libertà si ritrova anche nella scelta del taglio fotografico: si è soliti riempire il fotogramma con il volto del modello ottenendo un primo piano che valorizzerà i lineamenti e lo sguardo. È però possibile interpretare il genere in molti modi diversi e optare per un taglio a mezzo busto, a figura intera. Il campo medio è invece diffuso per i ritratti ambientati, dove il contesto è importante tanto quanto il soggetto. Quando inquadriamo una persona, evitiamo di tagliare le braccia e le gambe all’altezza delle giunture. Tagliare gomiti e polsi è considerato un errore e lo stesso vale per ginocchia e caviglie. Infine, se decidiamo di inserire mani e piedi, facciamolo per intero.
Donna giraffa, Myanmar.
Le donne giraffa indossano anelli di metallo dall’età di 10 anni per ottenere l’effetto di un collo allungato. In realtà è la cassa toracica ad abbassarsi sotto il peso costante degli anelli. Ho scelto di scattare in formato verticale, per dare maggiore risalto alla fisionomia allungata della donna.
>>Dati di scatto: 1/400 f1,8 iso 2500. Focale 85mm su Full Frame
Bambino tibetano, Cina.
Ho incontrato questo bambino nel monastero tibetano di Tseway, nella contea di Xiahe. La sua allegria e giovialità mi hanno scaldato il cuore. Ho scelto di riprenderlo dall’alto, per sottolineare la fragilità dell’infanzia. Il sorriso fiducioso che dedica all’obiettivo e la pavimentazione rosa che fa da sfondo accentuano la delicatezza del soggetto. Viene voglia di proteggerlo!
>>Dati di scatto: 1/500 f4 iso 100. Focale 24mm su Full Frame
Di solito, si sconsiglia di effettuare ritratti con focali corte, perché dovremmo avvicinarci molto al soggetto per riempire l’inquadratura. Questo comporta una deformazione dei lineamenti del viso, con un effetto finale caricaturale. Ci sono comunque fotografi che hanno saputo sfruttare a proprio vantaggio questa peculiarità del grandangolo, facendola diventare una cifra stilistica distintiva. L’importante è essere consapevoli che un grandangolo a distanza ravvicinata con il soggetto produce visi allungati e nasi sproporzionati.
Quando si fotografa in viaggio, l’utilizzo del grandangolo per i ritratti comporta un ulteriore svantaggio: le persone che decidiamo di ritrarre di solito sono passanti, non modelli di professione e, avvicinandoci troppo, rischiamo di metterle a disagio, di invadere troppo il loro spazio. Mi è capitato spesso di vedere fotografi alle prime armi infastidire a tal punto i soggetti delle loro foto da indurre in loro una reazione di forte fastidio, se non addirittura di fuga; consiglio quindi di limitare l’uso del grandangolo ai ritratti ambientati, dove si può mantenere una distanza congrua dal soggetto.
Le ottiche predilette per i ritratti sono le focali medie, come il 50 mm, che corrisponde più o meno all’ampiezza della visione umana, e l’80 mm. Sono pressoché esenti da distorsioni prospettiche, consentono di mantenere la giusta distanza dal soggetto e producono risultati che percepiamo come naturali. Quando sono in viaggio, mi spingo oltre e utilizzo focali lunghe. Spesso uso un 70-200 mm, in modo da poter scattare con maggiore discrezione. In questo caso, ricordiamoci che più si allunga la focale più si avvertono le vibrazioni del complesso fotocamera/obiettivo e dovremo diminuire il tempo di esposizione per evitare l’effetto mosso.
Bambine a Babile, Etiopia.
Uno scatto improvvisato ha fornito l’ambientazione perfetta per un ritratto ambientato. Due bambine sorridono gioiose sullo sfondo della loro abitazione costruita con mattoni di fango. All’uscio domestico, la famiglia delle piccole assiste divertita alla scena. D’altronde, dice il proverbio africano, “per crescere un bambino ci vuole un villaggio intero”.
>>Dati di scatto: 1/1250 f5 iso 100. Focale 50mm su Full Frame
Ritratto di Sadhu, Varanasi, India.
Gli incredibili occhi azzurri del giovane santone sono il centro dell’attenzione grazie al marcato effetto bokeh, ottenuto scattando con un 200 mm a f2,8.
>>Dati di scatto: 1/320 f3,5 iso 1250. Focale 115mm su Full Frame
Partiamo dalle basi: la messa a fuoco in un ritratto va effettuata sugli occhi. Se il volto è di ¾ e gli occhi sono su piani diversi, è meglio mettere a fuoco l’occhio più vicino. In un ritratto in primo piano, vogliamo che il soggetto emerga dallo sfondo: per questo, si usano diaframmi aperti, che restituiscono una profondità di campo ridotta. Se non possiamo scattare a f2,8 perché non disponiamo di un’ottica luminosa, apriamo comunque il diaframma al massimo. Un buon effetto bokeh si ottiene anche a f4, purché utilizziamo una focale medio-lunga. La profondità di campo è infatti inversamente proporzionale alla lunghezza focale.
Cerchiamo poi di tenere gli iso più bassi possibile, perché il rumore che si genera sul sensore man mano che si alzano gli iso è particolarmente evidente sui toni della pelle, peggiora la nitidezza generale e impasta i dettagli. Per ovviare a questo problema, sempre a patto di avere luce a sufficienza, possiamo utilizzare velocità di otturazione più basse. Se avete una mano ferma e il soggetto non si muove, potete evitare il mosso anche utilizzando un tempo di scatto pari a 1/60 .
Per quanto riguarda l’esposizione, invece, consideriamo la pelle del volto come il nostro parametro di riferimento. Se lo sfondo del soggetto è scuro, la fotocamera tenderà a sovraesporla, mentre se è più chiaro tenderà a sottoesporla. Se abbiamo impostato un’esposizione media pesata al centro, gli stop di sovra/sottoesposizione saranno tanto maggiori quanto maggiore è la porzione di fotogramma occupata dallo sfondo. Per ovviare al problema, possiamo impostare la misurazione dell’esposizione a spot, a patto di mettere a fuoco una porzione di volto, o procedere con il blocco dell’esposizione o con la compensazione dell’esposizione. Il manuale della vostra fotocamera vi aiuterà a capire dove si trovano i pulsanti dedicati.
Foto di gruppo a Babile, Etiopia.
Uno scatto dinamico e caotico che ritrae la gioia di vivere di un bambino africano e la vivace quotidianità del suo villaggio.
>>Dati di scatto: 1/1000 f4,5 iso 100. Focale 24mm su Full Frame
Sulle nuvole, Babile, Etiopia.
Un ritratto a figura intera, sullo sfondo del cielo pomeridiano. Il ragazzo, vestito con abiti sgualciti e laceri, indossa però un sorriso speranzoso e le nuvole verso cui sembra muoversi promettono un futuro migliore.
>>Dati di scatto: 1/400 f5 iso 100. Focale 24mm su Full Frame
Possiamo comporre la foto come meglio crediamo. Ci sono delle linee guida, ovviamente, ed è bene conoscerle ma le possiamo disattendere e divertirci a sperimentare.
Ho già suggerito di non tagliare mai gli arti all’altezza delle giunture e di inserire per intero le estremità di mani e piedi. Aggiungo che è meglio non tagliare mai il mento e le orecchie, anche se si sta effettuando un primissimo piano. Se vogliamo dare massimo rilievo allo sguardo, possiamo tagliare la parte alta della fronte, ma non interrompiamo mai la linea del mento.
Bambina pensierosa, Chongqin.
Per i primissimi piani, è possibile tagliare parte della testa. Questo consente di seguire la regola dei terzi e posizionare la linea degli occhi sulle intersezioni della linea superiore.
>>Dati di scatto: 1/400 f2,8 iso 160. Focale 70mm su Full Frame
Un altro importante elemento da tenere in considerazione è l’angolazione con cui decidiamo di inquadrare un volto. Dovremo cercare di mantenerci alla stessa altezza degli occhi del soggetto, in una posizione paritaria, che è la migliore per condividere i vissuti e i pensieri di chi fotografiamo. Se ci manteniamo al di sopra del soggetto, lo schiacceremo verso il basso, costringendolo a guardarci dal basso verso l’alto. Il risultato sarà una sensazione di oppressione, di inferiorità, di mancanza di potere rispetto a chi guarda. Al contrario, se riprendiamo qualcuno dal basso ne accentueremo il senso di predominanza, di potere e persino arroganza nei nostri confronti.
La scelta del punto di vista ha anche effetti notevoli sui lineamenti del viso: in Cina, nel monastero di Labrang, ho effettuato due ritratti di un monaco bambino, di circa 3 anni. L’ho dapprima ripreso dall’alto verso il basso, poi mi sono portato alla sua altezza ed ho eseguito di nuovo lo scatto. La differenza tra le due immagini è impressionante: sembrano i volti di due persone diverse. Quando mi sono messo all’altezza del piccolo monaco, il suo volto ha assunto una maturità inedita, dimostrando molto più della sua età.
Monaco bambino, Labrang, Cina.
Due scatti dello stesso monaco bambino mostrano come cambi la fisionomia di un volto in base all’angolo di ripresa. Nella foto orientata dall’alto verso il basso(1), il bambino sembra piccolo e indifeso. Nel secondo ritratto (2), mi sono portato all’altezza del bambino. Sorprende lo sguardo consapevole che lo fa apparire più grande dei suoi 3-4 anni. Tra i due scatti ho anche cambiato lente, passando da un grandangolo ad un teleobiettivo. È interessante notare quanto appaiano diverse le proporzioni di naso e occhi e la forma del viso.
(1)>>Dati di scatto: 1/800 f3,2 iso 640. Focale 24mm su Full Frame (2)>>Dati di scatto: 1/3200 f3,2 iso 640. Focale 120mm su Full Frame
La regola dei terzi e la sezione aurea, che sono alla base di tutte le norme compositive delle arti figurative, giocano un ruolo importante anche nel ritratto fotografico. Dividiamo il fotogramma in 3 porzioni verticali e 3 orizzontali. Otterremo 4 punti di intersezione. Possiamo utilizzarli per posizionarvi la parte del viso a cui vogliamo dare maggiore risalto: gli occhi. Se utilizziamo un taglio verticale, collochiamo gli occhi nei punti di intersezione superiori; se invece abbiamo scelto il formato paesaggio, possiamo lasciare il soggetto sulla porzione destra del fotogramma, con un po’ di aria a sinistra. Questo conferisce alla foto maggiore tensione dinamica: nelle culture in cui si scrive da sinistra a destra, infatti, l’occhio leggerà le immagini seguendo la stessa direzione. Lasciando quindi a destra il soggetto della foto, consentiremo a chi osserva di “navigare” nello spazio a sinistra, poi di analizzare il centro dell’immagine e infine di raggiungere il soggetto a destra.
Al contrario, un soggetto posizionato a sinistra fungerà da blocco visivo, rendendo di fatto poco esplorata la metà destra dell’immagine. Si avvertirà una mancanza di respiro, quasi un senso di oppressione. Se si sta ritraendo una persona che vive in condizioni drammatiche, possiamo sfruttare questo tipo di composizione a nostro vantaggio per intensificare la sensazione di disagio. Fanno eccezione i ritratti in cui il soggetto guarda da sinistra a destra: in questo caso, è consigliabile lasciare lo spazio a destra, nella direzione dello sguardo.
Ragazza con cappello, Shanghai.
Lo sguardo malinconico di questa giovane è in contrasto con il tono scherzoso del cappello; gli occhiali che indossa rimandano a quelli disegnati, dando un’aria melodrammatica alla scena. La scelta del bianco e nero sottolinea quest’atmosfera, mentre lo spazio vuoto sopra e ai lati del soggetto esprime in termini spaziali il senso di spaesamento del suo sguardo.
>>Dati di scatto: 1/250 f1,8 iso 2000. Focale 85mm su Full Frame
Collocare il soggetto al centro della composizione è spesso considerata una soluzione poco originale. Ma, dopo tutto, il volto umano ha due occhi, due narici, due zigomi, due orecchie e si presta bene alle simmetrie. Se cerchiamo un risultato statico, formale ed equilibrato possiamo porre il soggetto esattamente al centro dell’inquadratura. Niente ci distrarrà dal suo sguardo e dal suo stato d’animo. Personaggi pubblici che ricoprono cariche istituzionali sono spesso ritratti frontalmente e al centro dello spazio, proprio per far risaltare le loro doti caratteriali e qualità morali.
Anziana a Dali, Cina.
Il soggetto in primissimo piano, al centro del fotogramma, fa risaltare le rughe sul volto e l’espressione di gioviale serenità.
>>Dati di scatto: 1/400 f2,8 iso 640. Focale 70mm su Full Frame
Bambina Peul, Senegal.
Un primissimo piano di una bambina della tribù Peul di Sagatta, in Senegal. L’etnia, che si considera la più bella del mondo, vive di pastorizia. Il taglio della fronte dà risalto allo sguardo intenso del soggetto che sfida con orgoglio l’obiettivo. La trama che si crea sulla pelle screpolata ci narra di una vita faticosa, a contatto con la terra. Resilienza e fatica, essenza d’Africa.
>>Dati di scatto: 1/320 f4,5 iso 100. Focale 50mm su Full Frame
La luce è uno degli elementi più importanti di una buona foto. La maggior parte delle volte che un’immagine ci emoziona, è merito della luce. Purtroppo comprendere a fondo il ruolo che essa gioca richiede anni di studio: la qualità, la direzione, il colore, l’intensità della luce sono fattori decisivi nella riuscita di uno scatto. Per questo, bisogna prestarvi particolare attenzione. Se il ritratto avviene in studio, si può intervenire con precisione millimetrica su ciascuno di questi aspetti.
Quando si viaggia, al contrario, bisogna fare di necessità virtù. Si scatta per lo più in esterni, in luce ambiente. In base alle condizioni climatiche, i nostri soggetti potranno essere illuminati dalla luce diretta del sole, che può colpire il viso in maniera dura creando forti contrasti luminosi; nelle giornate nuvolose, la luce sarà diffusa, morbida, ma anche più piatta.
Non avrete modo di posizionare i soggetti a favore della fonte luminosa, quindi dovrete essere bravi ad intuire cosa potete fare con le condizioni date. Se il soggetto si trova contro luce, potreste scegliere di realizzare una silhouette del suo profilo, o potreste preferire sovraesporre e “bruciare” lo sfondo, rendendolo una superficie piatta, luminosa e indistinta. Gli unici momenti davvero favorevoli saranno poco prima dell’alba e poco prima del tramonto: la cosiddetta “ora d’oro”. La luce del sole è ancora sufficientemente morbida da non far strizzare gli occhi, calda al punto giusto da rendere l’atmosfera suggestiva e romantica; il sole basso sulla linea dell’orizzonte proietta poi lunghe ombre a terra che conferiscono volumetria e drammaticità. L’ora d’oro vi darà grandi soddisfazioni e vi aiuterà a scattare ottimi ritratti.
Langmusi, Cina.
Un bambino mi guarda attraverso la vetrina sporca di un negozio. Tra i riflessi, si scorge una porzione del logo della Coca-Cola che stride con l’espressione seria e malinconia del soggetto.
>>Dati di scatto: 1/320 f2,8 iso 100. Focale 70mm su Full Frame
Ciò che rende davvero interessante un ritratto è la porzione di mondo interiore che riusciamo a far emergere. Non possiamo costringere nessuno a fingere un’emozione e affinché questa traspaia, il soggetto della foto deve rendersi disponibile a condividerla con noi.
Se non sappiamo relazionarci con gli altri, difficilmente saremo dei bravi ritrattisti. L’empatia dovrebbe essere insegnata nei corsi di fotografia, perché se non sentiamo ciò che sentono gli altri difficilmente sapremo scattare al momento giusto. Un’emozione ha uno sviluppo temporale e una manifestazione esteriore precisa: un fotografo può innescarla nei soggetti con cui si relaziona e imprimerla sul sensore nell’istante in cui raggiunge l’apice. Se non ci emozioniamo delle emozioni altrui non sapremo mai quando è il momento esatto in cui premere il pulsante di scatto.
In viaggio, si incontrano molte persone. Spesso sono diverse da noi per storia personale e cultura, parlano un’altra lingua, praticano una religione diversa. Può sembrare difficile trovare un terreno di incontro, ma non lasciamoci scoraggiare. L’esperienza mi ha insegnato che esiste un linguaggio universale che accomuna tutti: la gentilezza. Iniziamo cercando un contatto visivo, sorridiamo e mostriamoci interessati. Lasciamoci studiare un pochino e chiediamo di poterci avvicinare. Scambiamo due parole, presentiamoci, cerchiamo delle affinità e scherziamo sulle differenze. In Senegal i bambini erano stupiti che la mia pelle si arrossasse se mi pizzicavo. Ovviamente non ho fatto altro che lasciarmi pizzicare! È altrettanto importante imparare qualche frase nella lingua locale o farsela insegnare. In Cina, dove le persone sono molto riservate, ho trovato grande disponibilità quando chiedevo di insegnarmi i rudimenti della lingua cinese.
Una volta che abbiamo stabilito un contatto, giochiamo con la macchina fotografica. Scattiamo una foto e mostriamola. Chiediamo di poterne scattare un’altra. Spesso mi è stato chiesto di poterne avere una copia: se ci scambiamo i dati, è importante onorare la promessa. Di ritorno da un viaggio in India, ho passato un’intera giornata ad inviare le foto via email o instagram.
Spesso scatteremo foto a persone che non sanno di essere riprese. Colpiti dalla bellezza di una situazione o di una persona, possiamo rubare un ritratto in teleobiettivo. Ci stiamo muovendo in una zona limite, perché violiamo la privacy delle persone. La maggior parte delle volte, le persone si accorgeranno di essere state fotografate dopo pochi istanti. In tal caso, non scappiamo via! Salutiamo, dichiariamo di aver effettuato lo scatto e mostriamolo all’interessato. Spesso ci sorriderà e poserà per noi per qualche minuto. Se invece la persona si mostra infastidita, scusiamoci. Mostriamogli lo scatto e cancelliamolo dalla nostra scheda di memoria. Rassicuriamola di non aver più nessuna immagine che la riguardi e scusiamoci una seconda volta. In nessun caso, dobbiamo forzare la situazione. Non c’è vergogna più grande per un fotografo di prendere una foto con la forza o con l’inganno.
Studentessa al pozzo, Senegal.
Ho visitato la scuola senegalese di Diogane, nel delta del Saloum. Una ragazza è andata a prendere l’acqua al pozzo. Quando mi ha visto con la macchina fotografica al collo, ha improvvisato una posa da diva tra il divertimento generale. Il taglio è a figura intera e dà importanza all’abito colorato.
>>Dati di scatto: 1/400 f5,6 iso 200. Focale 60mm su Full Frame
Non tutti i paesi hanno lo stesso rapporto con l’obiettivo, quindi è importante documentarsi prima di partire. A nessuno di noi piacerebbe essere fotografato mentre passeggia per strada da un turista straniero né ci verrebbe mai in mente di fotografare un bambino europeo senza prima chiedere il permesso ai genitori. L’unico motivo per cui un fotografo di viaggio può scattare ritratti è l’estrema disponibilità dei paesi che visita. Ma ogni paese ha le sue regole. In India si può fotografare praticamente chiunque, a patto di lasciarci fotografare a nostra volta, mentre in alcune tribù africane scattare una foto è proibito, perché equivale a rubare l’anima.
Di solito, gli uomini sono più propensi a lasciarsi fotografare delle donne, ma è anche vero che le donne si sentono più a loro agio se a fotografarle è un’altra donna.
Quando viaggiamo non abbiamo mai la certezza di cosa incontreremo, quindi è bene entrare in punta di piedi nei paesi che visitiamo. Essere rispettosi e gentili è in assoluto il miglior consiglio da seguire.